Salvatore Bagni era il guerriero. E «Il guerriero» è il titolo dell’autobiografia scritta con lo psichiatra napoletano Ignazio Senatore (Absolutely Free, pagg. 133, euro 18). Racconta tanto Bagni in queste pagine…Arrivò a Napoli e si ritrovò Maradona in ritiro. Non subito, ma divennero amici. Avvenne dopo un duro scontro nel ritiro di Vietri sul Mare. Diversi, Salvatore e Diego. «Ho sempre detto che da un punto di vista sportivo lui è un campione inavvicinabile. Non ha eguali nella storia del calcio. Ma quando si parla di persone, io sono Salvatore e lui Diego». Legatissimi per molti anni anche lontano dal campo. Ma con una differenza. «Penso che a Napoli nessuno mi abbia mai visto in giro dopo le nove di sera». Una bella differenza. Bagni ha vissuto storie strane nella sua carriera, dai compagni del Perugia coinvolti nello scandalo scommesse a quelli dell’Inter che non lo abbracciarono dopo il gol della vittoria sul Genoa: scoprì, durante l’interrogatorio dell’Ufficio Indagini, che c’era un accordo per il pareggio a Marassi, però quella voce che vuole la camorra “complice” per quello scudetto perso nel 1988 la smentisce seccamente: «Molti napoletani hanno un’idea fissa su quello scudetto perso. Sono convinti che la camorra non avesse ritenuto possibile che il Napoli vincesse per il secondo anno consecutivo e si fosse comportata di conseguenza nella gestione delle scommesse clandestine. Molti pensano che alla camorra sarebbe saltato il banco se il Napoli fosse arrivato nuovamente primo. Dicevano che non avrebbero mai fatto vincere quel campionato al Napoli. La realtà è che abbiamo commesso un errore, abbiamo pensato troppo a Ottavio Bianchi. Eravamo una squadra molto unita e nelle ultime gare ci siamo ritrovati a corto di energie. Eravamo morti, non stavamo più in piedi», spiega.
Il Mattino