Maurizio Stirpe: “Se viene De Laurentiis lo accolgo a braccia aperte. Spero che si assista a una giornata di sport”
Maurizio Stirpe è un uomo dai valori sani. Uno di quelli che non usa il calcio come vetrina. Non è a caccia di notorietà. Ha sempre un volto sereno e disteso. Trasmette tranquillità. Difficile che Stirpe utilizzi parole fuori posto. Dice sempre quello che pensa, ma con toni pacati. Ama la sua terra e la sua città al pari della sua squadra ed è per questo che è tra i tre presidenti di serie A ad aver costruito uno stadio di proprietà: il Benito Stirpe che dal 2017 è la nuova casa del Frosinone.
Domenica arriva il Napoli. «Si tratta di una partita un po’ particolare che arriva in un momento molto diverso per le due società. Creo che ci sia meno interesse rispetto al passato».
Cosa intende? «Noi dobbiamo assolutamente chiudere in un modo dignitoso questo campionato perché la programmazione del futuro passa necessariamente dal presente. Per potersi riproporre con entusiasmo, passione e forza non bisogna ripartire da processi di frustrazione. Noi ci presentiamo a questo appuntamento con un barlume di speranza di salvezza che solo l’aritmetica ti può permettere di cullare ancora».
E il Napoli? «Gli azzurri sono fuori da tutti gli obiettivi che potevano raggiungere».
Se lo aspettava? «Qualcosa di meglio me lo aspettavo in Europa. Visto sopratutto come il Napoli ha disputato il girone di Champions dal quale è uscito per sfortuna. In italia, d’altra parte, la competizione è irrealizzabile perché i numeri in campo sono troppo diversi tra chi primeggia e chi concorre per la seconda posizione. Da questo punto di vista il Napoli ha fatto quello che poteva con l’organico a disposizione».
Qualche mese fa De Laurentiis disse che il Frosinone non meritava diritti e lei gli rispose dandogli del cafone,ma se domenica dovesse venire al Benito Stirpe? «Lo accoglierei a braccia aperte. Credo che nella vita si possano aver opinioni differenti e andare sopra le righe ma poi bisogna ricomporre emettere da parte certe vicende del passato».
Insomma, capitolo chiuso. Per tanto si aspetta anche una bella accoglienza da parte dei suoi tifosi nei confronti del Napoli? «Penso che debba essere una rivalità che va vissuta in modo sano. Spero che si assista a una giornata di sport».
Il suo Frosinone rappresenta una delle realtà più all’avanguardia del campionato con stadio di proprietà e strutture per il settore giovanile. «Abbiamo provato a realizzare quello di cui si parla sempre nei convegni: avere uno stadio di proprietà vuol dire provare a diversificare i ricavi andando oltre ai diritti tv. Abbiamo anche un ottimo settore giovanile.Ma avere lo stadio di proprietà mi ha dato un’emozione particolare. Ho avuto l’impressione di aver realizzato qualcosa di importante per la squadra ma anche per la città»
Si può parlare di “Modello Frosinone”? «Ho cominciato col Frosinone tanti anni fa perché volevo provare a fare qualcosa di positivo per la città dal punto i vista sportivo. All’inizio eravamo sulla stessa barca con amici, ma ben presto sono rimasto solo. La serie A ha bisogno di figure professionali all’altezza del compito. Per noi era necessario provare a sopravvivere in una categoria nella quale non siamo abituati. Dal punto di vista organizzativo lo sforzo è impronte».».
E il risultato del Frosinone di quest’anno? «Dico la verità: il nostro primo anno di serie A me lo sono goduto di più».
Perché? «Alla fine siamo retrocessi, ma almeno abbiamo lottato fino alla fine».
E adesso? «Quest’anno il discorso è un po’ diverso è più complesso: siamo partiti tardi nella programmazione a causa della fine dei playoff. Questa programmazione si è andata a scontrare con l’inizio anticipato del campionato. E infatti abbiamo fatto 1 punto nelle prime 8 giornate. E’ come se avessimo iniziato a giocare da metà ottobre. I 22 punti successivi sono stati il frutto di un organico che aveva solo bisogno di tempo». Fonte: Il Mattino