A. Sacchi: “I giovani? Io chiedevo Ancelotti, e Berlusconi mi rispondeva…ha un deficit”
Arrigo Sacchi parla dei giovani e non solo al CdS
Arrigo Sacchi nella sua lunga intervista al Cds parla dei giovani e del momento del calcio italiano dopo una tre giorni non certo esaltante:
Perché altrove i giovani vanno in semifinale di Champions League e da noi giocano poco? «Sempre per lo stesso motivo: la paura. Mi dicevano i colleghi stranieri: facciamo un campo lungo due chilometri e le squadre italiane ancora negli stessi venti metri giocherebbero. Se voglio stare in difesa, preferirò un uomo esperto a un giovane».
E non è il modo giusto. «In Svizzera, non dico in Inghilterra, hanno tre centri federali, noi uno. Perché non basta costruire un campo e appenderci il cartello “Centro Federale”. Attirano i ragazzini di dodici anni, fanno duecento allenamenti in un anno, il doppio di noi, li distribuiscono nei club. Quindi ripetono il ciclo con i tredicenni».
E qui? «Finalmente lavoriamo sulla Under 15. Ho fiducia nel presidente federale Gabriele Gravina, appassionato e competente. La prima cosa da fare è metter su una scuola per allenatori. Qui e ora. Un anno intenso di aggiornamento. Per spiegare pure che, come diceva Brecht, uno spettacolo ben riuscito ha bisogno di un copione e di attori che si aiutino l’un l’altro. Il nostro copione è il gioco».
Lei pensava di averlo dimostrato trent’anni fa, vero? “Avevo gente come Berlusconi e Galliani con me. Chiedevo Ancelotti e mi dicevano: ma ha un deficit del 20% a un ginocchio. Io rispondevo: mi preoccuperei se il deficit fosse nel pensiero. E lo prendevamo. Spero che il calcio italiano ritrovi la strada. Ciò che vedo oggi è un Paese antico troppo affezionato alla sua antichità”.
La Redazione