Si stanno chiedendo, ci stiamo chiedendo, cosa mai sia successo. E Ancelotti, ch’è uomo di mondo, insegue una risposta, per rimettere insieme i cocci e incollarli entro giovedì: perché dev’essergli definitivamente chiaro tutto di questa squadra: il talento, l’autorevolezza, genialità, la personalità. In questa corsa a ritroso che va da Ancelotti a Sarri, da Benitez e infine a Mazzarri, ci sono stati una serie di “Emirates” e ci sono stati istanti, che guarda un po’ durano sempre novanta minuti, nei quali le tenebre hanno ripetutamente inghiottito la fantasia e lasciato brillare il terrore. Eppure è semplicemente una partita di calcio. Dallo Slavia Praga di Mazzarri al Dnipro di Rafa, dal Lipsia (o dalla Firenze) di Sarri a questa Londra di Ancelotti. Fateci caso, c’è sempre un dettaglio, però quello è un limite, che frena l’ascesa e ti fa ritrovare nello scantinato di un albergo senza uno scudetto. E’ quell’assenza, ancora, di leadership che pare svuoti l’orizzonte e che tiu riporta nuovamente sul lettino per essere, nuovamente, analizzata. Fonte: CdS