Amarcord – La casa giallorossa di Ancelotti: “Qui sarò sempre il Bimbo”
La Roma, casa sua. «Ero il Bimbo e il Bimbo sono rimasto. Un giorno la allenerò, sono in debito, mi ha fatto divertire». Carlo Ancelotti racconta in 17 pagine del suo libro «Preferisco la coppa», scritto con il giornalista Alessandro Alciato, questa storia d’amore che si interruppe nella primavera dell’87: mentre il Napoli vinceva il primo scudetto l’ex ragazzino di Reggiolo, il Bimbo che aveva fatto innamorare Nils Liedholm durante una partita del Parma, decideva di abbandonare Roma, anche se era l’idolo, scelto dallo spogliatoio come capitano dopo l’addio di Agostino Di Bartolomei. Firmò per il Milan con cui avrebbe vinto tutto.
LA RISSA AL FLAMINIO
Uno scudetto e quattro coppe Italia in giallorosso, 171 partite e 12 gol, tanto amore dal popolo, fin dal primo giorno davanti alla sede del Circo Massimo, dove arrivò in taxi e l’incauto conducente si permise di chiedergli il pagamento della corsa: i tifosi assalirono l’auto, non doveva permettersi, gli urlarono «a zozzo» e – peggio – «a laziale». Già, la Lazio. Raccontando lo straordinario Liedholm, Ancelotti rievoca il pomeriggio in cui il Barone fece deviare il pullman diretto ad Avellino e obbligò la squadra a recarsi allo stadio Flaminio per assistere a una partita dei biancocelesti. «Quando scendemmo dalla tribuna trovammo tutta la curva laziale ad aspettarci». Scoppiò una maxi rissa tra tifosi della Lazio e calciatori della Roma: «Al pronto soccorso ci hanno dato tanti punti che avremmo potuto riempire due classifiche». Carletto rievoca altri passaggi di quella storia, tra gioie e drammi. La festa per lo scudetto dell’83 e il lungo giro in motorino per le vie della città («Roma capitale del mio cuore»), gli allenamenti con Liedholm ed Eriksson, le trasferte in treno, gli scherzi nei ritiri, dall’incendio che divampò nella hall di un albergo di Milano, quando Conti diede fuoco al giornale che leggeva Pruzzo, al magazziniere avvolto nella carta igienica come una mummia, fino ai due gravi infortuni al ginocchio.
LE FETTUCCINE CON ROCCA
Il primo crac nell’ottobre dell’81 durante una partita contro la Fiorentina. Tanto affetto in quei mesi durissimi, 105 giorni senza poter camminare, con uno speciale compagno di dolore al suo fianco, Francesco Rocca detto Kawasaki, il terzino che non diventò campione per un infortunio ancor più grave e che ad Ancelotti suggeriva come lottare contro il destino mentre mangiavano fettuccine a San Vito Romano. «Ancora oggi vivo di rendita» in quell’ambiente, «un posto speciale dove è difficile vincere perché vive all’eccesso sia le cose negative che quelle positive». Perciò ha sentito casa sua anche Napoli. Fonte: Il Mattino