Le realtà difficili esistono e lo sport può essere una medicina. Un tentativo, magari, di certo una possibilità. Senza fargli assumere, però, la valenza “redentiva”. Ieri si è parlato tanto della sassaiola contro un autobus di giovani calciatori da parte, probabilmente, della squadra avversaria. Il tutto è da valutare e provare. Antonio Piccolo è da 33 anni che gestisce situazioni del genere e lo fa da quella piccola enclave svizzera che è l’Arci Scampia. «Siamo 400 iscritti ma oggi è cambiato tutto ed è cambiato il rapporto genitori-figli-agenzie educative. Si va in ordine sparso, servirebbe un coordinamento. Il bambino di Scampia è sempre lo stesso, bello, sveglio e vivace. Ciò che cambia sono i genitori, i social, le pressioni esterne». Da Izzo, stella del Torino a ingegneri, registi, scrittori. Dall’Arci sono passati in tanti. «Ma guai a parlare di ragazzi salvati – dice Piccolo – qui nessuno salva nessuno. Non ci sono eroi e ognuno si salva da solo. In 33 anni di attività insegniamo valori e creiamo opportunità. La Figc ci è vicina indica le linee, spesso sono le società che esagerano un po’ dando tanta enfasi al risultato sportivo». Eroi del quotidiano? «Macché non ne abbiamo bisogno».
Fonte: Il Mattino