Il punto della situazione – di R. Muni: “Nemo propheta in patria”
Nessun profeta è gradito in patria sua, sembra essere l’essenza della partita del Napoli in casa del Sassuolo. Nemo propheta in patria dunque, nella fattispecie Lorenzo Insigne, napoletano di Frattamaggiore e nuovo capitano della sua (…e nostra…) squadra del cuore. Sembra tutto assurdo e per certi aspetti lo è, poiché è stato grazie ad un guizzo del Magnifico, che porta sul braccio la fascia ereditata dal mito Marek Hamsik, che gli azzurri hanno evitato una sconfitta sciagurata, al cospetto della squadra dell’ex Roberto De Zerbi. Sarà per il fatto di essersi liberato dall’ossessione del gol, oppure per quella fascia che, per un profeta in patria, pesa come una zavorra, che a fine partita Insigne si è lasciato andare ad uno sfogo per certi aspetti condivisibile. Solo per certi aspetti, poiché un capitano ha delle responsabilità che gli impongono un comportamento diverso rispetto al resto dello spogliatoio, di cui è rappresentante. La velata (…e neanche più di tanto…) minaccia di lasciare la maglia azzurra, stride sia con il ruolo che lo spogliatoio gli ha conferito, sia con la gioia per il gol ritrovato. Onori ed oneri per un capitano che si rispetti! È vero che la piazza napoletana spesso addita Insigne quale capro espiatorio nei momenti difficili, ma i motivi possono essere svariati. Poiché è ragionevole escludere una forma di antipatia verso colui che, di contro, viene spesso considerato un vero fuoriclasse dai propri tifosi, è verosimile che il tifoso napoletano sia particolarmente esigente verso colui che in campo maggiormente lo rappresenta, proprio perché anch’esso napoletano. Il motto ‘uno di noi’, tanto caro al popolo dei tifosi, nel caso di Lorenzo da Frattamaggiore va inteso nel senso letterale del termine. L’apertura ad un possibile addio, recitata da Insigne come finale di una improbabile recita del brutto anatroccolo, è la nota stonata di una serata già grigiastra. Facendo salva la sua buonafede, escluderei che la letania di fine gara fosse un alibi per un possibile addio all’azzurro. Sarebbe poco dignitoso per lui ed oltremodo offensivo verso il popolo dei tifosi napoletani, come lui. L’auspicio è che venga sancita la pace tra Insigne ed i suoi tifosi, che sia duratura e proficua e l’occasione potrebbe offrirla già la prossima partita, alla Red Bull arena, per il delicato ritorno degli ottavi di Europa League. A differenza del match di campionato, che ha valore esclusivamente statistico e sul quale vale poco la pena di dilungarsi in analisi e commenti, la partita di giovedì ha ben altro valore. Quella che un tempo era la coppa Uefa, rimane l’unico obiettivo possibile che potrebbe trasformare in trionfale una stagione destinata, viceversa, a rimanere di transito. È quindi il caso di fare quadrato tutti insieme, squadra e tifosi, attorno all’unico obiettivo comune: ripetere le gesta di Stoccarda, trent’anni dopo.
A cura di Riccardo Muni