Maurizio de Giovanni e le partite tra il Napoli e la Juventus. Mai una sfida qualunque, sempre qualcosa di più, qualcosa che può anche essere degno di diventare scrittura, libro, racconto…Non solo una questione puramente calcistica o di “fede” azzurra, qualcosa di così intenso da decidere di scriverci un libro: Juve-Napoli 1-3, la presa di Torino.
Come è nata l’idea del libro? «Dalla volontà di spiegare a mio figlio che non c’era, cosa furono quegli anni d’oro del Napoli. Avevo voglia di tramandare la mia passione e il mio amore per il Napoli. Da una generazione all’altra».
Quello è stato il picco più alto della sua lunga storia di tifoso del Napoli? «In realtà la mia passione era già alle stelle. Quello forse è stato il primo brivido anche perché avevo capito che quello poteva diventare un Napoli davvero vincente»
E ora? «Dico la verità: il Napoli di De Laurentiis è quei livelli, ma la logica prevederebbe un’alternanza nelle vittorie del campionato, cosa che mi pare non accada».
Anche per questo Napoli-Juve di domani è un po’ meno sentita rispetto al solito? «Rilevo con tristezza che torniamo ad essere provinciali. Lo siamo stati per decenni quando vinceva solo la Juve e ancoravamo a una partita lo sfizio di un campionato. L’anno scorso, invece, abbiamo provato la bellezza della rivalità per l’obiettivo finale. Sembrava una partita capace di decidere il campionato intero».
Mentre adesso «Torna a essere una partita mai come le altre, ma indiscutibilmente irrilevante ai fini del risultato finale».
Quindi lei non crede in una rimonta da parte del Napoli? «Neppure il più ottimista può pensare che andando a 10 punti dalla Juve senza più scontri diretti si possa compensare il gap. Credo che quella di domani possa essere una partita importante per l’autostima. Per il risultato sono fiducioso».
Si spieghi. «Credo che nell’arco dei 90′ e in 11 contro 11 il Napoli valga la Juventus. Ma se guardiamo la rosa nei suoi 25 elementi i 13 punti di distacco ci stanno».
Andiamo sul suo terreno, quello letterario: scelga un giocatore del Napoli e uno della Juve compre protagonisti ideali di un romanzo. «I giocatori della Juventus non li guardo, quindi non saprei. Anzi: all’interno di un racconto farebbero certamente la parte nemico. Il Golia, il Leviatano, il Moby Dick di turno: il mostro contro cui il coraggioso lotta anche se è sconfitto».
E nel Napoli? «Sono molto affezionato a Koulibaly e alla sua parabola personale. Si tratta di un uomo superiore. È assurdo che un atleta di quel livello, con la sua sensibilità culturale, debba essere trattato come inferiore».
Torniamo in campo: domani chi sarà decisivo? «Insigne è l’unico che ha i colpi e le giocate per poter fare da apriscatole. Magari anche come assistman».
Abbiamo iniziato dicendo come nasce il suo libro su Juve-Napoli, chiudiamo raccontando come nasce la sua passione per la squadra azzurra. «Era l’unico terreno di dialogo con mio padre. Era un uomo taciturno e appassionato del Napoli».
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