Il punto della situazione – di Riccardo Muni: “Mal di gol”
Dopo il facile successo in casa dello Zurigo, con tre gol fatti ed altrettanti svaniti per un soffio, erano in molti a credere che l’astinenza da reti fosse terminata. Contro ogni aspettativa, invece, il Napoli non è riuscito ad andare oltre lo zero a zero contro il Torino, dell’ex Walter Mazzarri, nonostante un dominio assoluto e tante occasioni da rete costruite nei novanta minuti. Un mal di gol, almeno in campionato, che rischia di risucchiare la squadra di Ancelotti in una crisi subdola. Non una crisi di risultati oppure di gioco, bensì un blocco di tipo mentale. Se è vero che il campionato offre pochi stimoli ad Insigne e compagnia, è altrettanto vero che è giusto mantenere sempre alta la concentrazione, anche e soprattutto per recitare un ruolo da protagonista in Europa League. Un’altra partita senza fare gol, pur giocando bene e dominando l’avversario, tanto da ricevere persino i complimenti del tecnico granata che, come ben sappiamo, non è facile a complimentarsi con i suoi avversari. Se la poca fortuna ha inciso sul risultato, non si può invocarla per giustificare lo zero a zero di domenica sera ed è stato proprio Carlo Ancelotti ad affermarlo. Cercare un alibi per il gruppo azzurro, orfano di Hamsik, sarebbe controproducente ed un tecnico dello spessore e con l’esperienza di Ancelotti ne è ben consapevole. Girando la medaglia per ammirarne l’altra faccia, ci accorgiamo che la porta napoletana, per l’occasione difesa da Ospina, è rimasta inviolata per la quarta partita consecutiva di campionato. Il quarto clean sheet consecutivo, per usare un termine anglofono tanto di moda di questi tempi, che ci lascia intendere che la strada per diventare grandi è stata imboccata, seppur con un percorso ancora piuttosto lungo da completare ed una chirurgica opera di ricambio generazionale da compiere. Il pareggio di domenica sera, ancor più di quello di Firenze, ha il sapore amaro della sconfitta e la sensazione di avere lasciato per strada 4 punti in 7 giorni è forte. Tuttavia, ritengo esagerato il clima di disfattismo che avvolge la nostra squadra del cuore che, é giusto ribadirlo, ha l’obiettivo europeo da centrare. Anche lo stadio San Paolo a ranghi ridotti è stato uno spettacolo a cui non avremmo voluto assistere. Per quanto mi sforzi di comprendere le ragioni del popolo azzurro, credo che dovrebbero prevalere due aspetti: l’amore per la maglia ed il bisogno della squadra di sentire tutto il sostegno da parte dei suoi aficionados. Nonostante sia vero che, quello in corso, sia uno dei campionati più noiosi della storia e che l’atteggiamento della proprietà sia tutt’altro che condivisibile, il Napoli ha bisogno dei suoi tifosi, adesso più di sempre. Infine due parole su Lorenzo Insigne, neo capitano della squadra. Caro Magnifico, la fascia di capitano è, al tempo stesso, onore e onere, orgoglio e responsabilità. A dispetto del piccolo lembo di stoffa, quella fascia pesa, pesa tantissimo. Chi la indossa non rappresenta solo i suoi compagni ed il tecnico in campo, non è solo il leader carismatico dello spogliatoio ma ben altro. La fascia che fu di Bruscolotti e di Paolo Cannavaro, del D10S e di Marekiaro, rappresenta una città intera, Napoli! Non è giusto e non è bello sporcarla con epiteti volgari che, non sempre strappano un sorriso. Impara a saper capire il momento giusto per essere coloriti e quando, viceversa, occorre far prevale la sobrietà; solo così diventerai il capitano perfetto. Si possono sbagliare gol e calci di rigore, si possono perdere punti e partite, ma mai si deve perdere la dignità.
Riccardo Muni