Ma quindi esisterà ancora il Totocalcio?
Che venga rinnovato oppure lasci il posto ad un nuovo gioco tutto nuovo, l’unica certezza è che il Totocalcio non sarà più lo stesso gioco che è stato, al netto di qualche modifica, negli scorsi 70 anni. I numeri impietosi della raccolta annuale della schedina hanno portato il governo a compiere delle valutazioni sul destino di questo gioco, ciò che ne è derivato non è ancora chiaro se possa definirsi una rivoluzione dello stesso gioco o qualcosa di completamente diverso.
Il cambiamento arriva con la nuova Legge di Bilancio
Con la Legge di Bilancio 2019 e la previsione di bilancio per il triennio 2019-21 è stata decisa maggiorazione delle tasse su quasi tutto il gioco d’azzardo (particolarmente colpito l’online con un prelievo erariale imposta al 25%) oltre che una razionalizzazione dell’offerta del gioco. Così a dicembre è stato depositato presso la Commissione Bilancio al Senato un emendamento che prevede la riforma di alcuni concorsi pubblici sportivi, tra cui spicca proprio il Totocalcio.
Il Totocalcio scampa al Decreto Dignità
Nel testo in questione si legge che la logica che vuole seguire il governo è quella di “supportare, nell’ambito dei giochi, quelle tipologie che presentano l’assenza di rischi legati al fenomeno del disturbo da gioco d’azzardo”, il Totocalcio quindi “presenta le caratteristiche tipiche dei giochi non affetti da tali tipologie”, e per questo sarà trattato più alla stregua di uno sport che di un gioco a concorso.
Il primo fattore nel quale si traduce questa differenza di trattamento è la non inclusione della schedina nelle norme imposte dal Decreto Dignità, su tutte il divieto di pubblicità per il gioco d’azzardo. Il Totocalcio potrà avvalersi dello strumento del marketing, un piccolo ma significativo vantaggio che sottolinea ancor di più che direzione vuole prendere il governo in merito al gioco.
Il Totocalcio non paga le tasse
Attenzione a questo punto. Ogni gioco nel panorama dell’azzardo può contare sulla sua raccolta totale, ovvero tutto quello che i giocatori hanno speso in quella slot, scommessa, roulette e via dicendo. Da questa raccolta va tolto quello che viene subito restituito ai giocatori in forma di vincita (percentuale RTP, retourn to player), le percentuali per concessionari e punti vendita, infine la percentuale dell’erario.
Facendo un unico calcolo complessivo viene fuori che negli ultimi anni lo Stato ha prelevato circa il 10% dal gioco, una percentuale destinata ad aumentare. Si segue da inizio anno la ripetizione di questa affermazione: “Noi alziamo le tasse a banche, assicurazioni e concessionari di gioco d’azzardo e le abbassiamo, con quei soldi, alle partite iva, alle imprese, ai pensionati”. Parola del vicepremier Luigi Di Maio.
Parte delle manovre finanziarie firmate da questo governo (reddito di cittadinanza, flat tax, quota 100) sono finanziate con il gioco che è stato ulteriormente tassato:
- +1,35% sulle slot machine;
- +1,25% sulle videolottery;
- 25% su tutti i giochi online tranne l’ippica.
Il ruolo di Sport e Salute spa
In buona sostanza il Totocalcio vedrà salire la percentuale destinata al montepremi dal 50% al 75%, la parte destinata al concessionario si attesterà all’5% e quella del punto vendita all’8%. Resta fuori un 12% che non andrà, come per gli altri giochi, all’erario ma andrà nelle casse della società Sport e Salute, una spa costituita da poco dal governo stesso che la sostituirà nella gestione dei finanziamenti per lo sport alla Coni servizi.
Quindi il 12% della raccolta del Totocalcio andrà comunque al governo? Sì, ma sarà la società governativa a fornire ogni anno 2 milioni di euro per tenere in piedi il progetto, grosso modo l’equivalente stimato per quel 12%. Se dovesse esserci passivo sarà la stessa Sport e Salute a metterci una pezza, in caso contrario gli introiti saranno reimmessi nei finanziamenti per lo sport.
Ma quindi esisterà ancora il Totocalcio?
Come dicevamo in principio è complicato dire se il Totocalcio proseguirà la sua storia con un incredibile colpo di reni alla veneranda età di 73 anni, oppure semplicemente si spegnerà per forza di cose lasciando spazio ad un nuovo e più allettante gioco. Dipende molto da due fattori: questo nuovo gioco porterà il nome “Totocalcio”? E poi, anche se portasse lo stesso nome, sarebbe comunque lo stesso gioco?
Senza la possibilità di fare il famoso 13, quello che faceva sussultare Lino Banfi in “Al bar dello sport”, quello che fece impazzire Diego Abatantuono in “Eccezzziunale veramente”, insomma il sogno di un Italia che rincorreva il benessere e credeva ancora in un calcio romantico e, ovviamente, nel colpo di fortuna.
La verità è che oggi il mercato è stato saturato dai palinsesti sportivi dei fornitori di gioco, un’offerta così varia, praticamente fatta su misura e le promozioni e i bonus di cui pullulano i siti dei bookmakers hanno creato un gap tra la vecchia schedina e quella nuova che non pare potersi colmare. Non sembra possibile che il governo o chi sta studiando la soluzione migliore per rilanciare il gioco stia considerando di tornare a rifugiarsi nel “13”, un’opzione davvero poco allettante rispetto ad tutto ciò che offre oggi il marcato del betting. E allora forse è meglio che il Totocalcio cambi anche il nome e diventi qualcosa di nuovo e al passo coi tempi, lasciando intatto il ricordo di 70 anni di domeniche passate insieme agli italiani.
La Redazione