Marolda: “Ancelotti all’ angolo, è il momento di riflettere”

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Non di certo una gran serata quella del Napoli a San Siro. Serata che costringe gli azzurri a dire addio alla Coppa Italia, obiettivo di stagione. L’opinione, in merito, di Cicco Marolda:

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“Fuori due. Dopo il campionato senza storia, saluta e se ne va pure la Coppa Italia. E per come è arrivata quest’ultima mazzata, il colpo è di quelli destinati a lasciare il segno. Intanto una cosa è certa: dalla partita di quattro giorni fa hanno imparato più i rossoneri che gli azzurri, messi in crisi da qualche lancio lungo e da quel bravo giovanotto ultimo arrivato in casa Milan. Mastica amaro, dunque, il Napoli che la Coppa Italia l’aveva immaginata come l’occasione buona per mettere in cornice la stagione. Non sarà così e la cosa un po’ mette all’angolo Ancelotti, ora più che mai obbligato ad un buon percorso in Europa League: l’ultimo confine per non chiudere il suo primo bilancio napoletano con i conti rossi rossi. Comunque, che sarebbe stata un’altra partita rispetto a quella di quattro giorni prima si sapeva. Era scontato. Da parte di Gattuso e anche di Ancelotti. Era scontato un Napoli meno esuberante, meno imbottito di gente d’attacco rispetto al precedente in campionato; soprattutto: con un centrocampista – almeno uno – che da ragazzo ha fatto studi da incontrista. Ebbene, di incontristi in campo ce ne sono andati due, ma non è bastato e forse a questo punto, a cominciare proprio da Ancelotti, il Napoli qualche riflessione deve farla. 
Sul disegno tattico? Anche. Di sicuro sulle certezze da dare alla formazione. Ovvero: dopo mezza stagione e passa di rivoluzioni ragionate, di esperimenti complicati, di impossibili rivisitazioni brasiliane vecchie di sessant’anni, quali sono i risultati che sono arrivati? Due, probabilmente. Il primo: la conoscenza più profonda che Ancelotti ha dei giovanotti che ha alle dipendenze, cosa che servirà per le scelte per la prossima stagione; l’altro: che, guardando al presente, il meglio di sé il Napoli l’ha dato in quattro partite: quelle di Champions contro il Liverpool e il Psg. E guarda caso, in quelle quattro partite ha giocato sempre con la stessa formazione. E con ognuno dei signorini in campo nella posizione più rispondente alle qualità dei piedi. E allora le domande sono queste: visto che è arrivato il momento di tirare qualche somma, non sarebbe il caso di dare continuità ad una formazione base e di dar spazio solo all’occorrenza alle alternative? E poi: stravolgere ruoli ed abitudini a troppi giocatori non può essere un danno più che un arricchimento? Il tutto partendo, ovviamente, da un principio: che il punto fermo d’ogni cosa non può che essere don Carlo”. 

Fonte: CdS

 

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