Palermo, Fiorentina, Bayern Monaco e Nazionale. Sempre in gol, Luca Toni. Perchè è uno che il gol ce l’ha scritto a lettere cubitali sui geni del suo dna. Oggi osserva il calcio da spettatore, ma aspetta quella che potrebbe essere l’occasione giusta per rimettersi in gioco. E’ per questo che ha studiato da dirigente sportivo. Le sue considerazioni sul campionato di serie A a Il Mattino:
Da attaccante ad attaccante: come valuta la stagione di Milik? «Con il suo ritorno il Napoli ha più opzioni offensive. Senza di lui si poteva giocare solo palla a terra. Ora c’è la possibilità di utilizzare di più i cross e contro le squadre che si chiudono il suo fisico può essere utile».
Si aspettava un suo impatto così deciso dopo il rientro dal doppio infortunio? «È tutto un discorso psicologico, se le prime partite vai bene ti viene l’entusiasmo. Se sai fare gol non dimentichi come si fa per un infortunio».
Domenica sfida la Lazio di Immobile. «Sono due prime punte: Milik è più bomber da area di rigore mentre a Immobile piace girare anche un po’ più lontano. Sono due centravanti che fanno gol, anche se il polacco condivide il ruolo con altri attaccanti che vogliono segnare».
Che ne pensa di Immobile? «È sicuramente avvantaggiato dal fatto che gioca in una squadra che gli gira attorno».
Quanto può pesare per Milik la concorrenza di Mertens? «Nemmeno un po’, anzi. La concorrenza fa bene: più i giocatori sono forti, più traggono benefici».
Con Milik però lei avrebbe fatto più fatica a giocare. «Perché con Arek abbiamo caratteristiche molto simili».
E con Mertens? «Con lui avrei formato una coppia perfetta».
Cosa le piace del belga? «Attacca benissimo la profondità e apre gli spazi».
Torniamo a Immobile: può essere lui il Toni della Nazionale? «Il problema principale del calcio italiano è che a parte Ciro non ci sono attaccanti che giocano in squadre importanti. Ai miei tempi io giocavo al Bayern, Del Piero nella Juve, Vieri nell’Inter: per ritornare ad avere un grande 9 le squadre italiane ci devono puntare».
Da questo punto di vista la metamorfosi tattica di Insigne può essere utile? «Mi è piaciuto tanto per come ha cambiato il suo modo di giocare con Ancelotti: si è riscoperto goleador. Prima giocava solo sulla fascia, ora si accentra di più e riesce a fare gol. Può essere una bandiera del Napoli».
Il capitolo scudetto è già archiviato? «I bianconeri erano già forti, poi hanno preso anche Ronaldo. La forza della Juve è quella di avere una rosa ampia, ma hanno anche una voglia di vincere che percepisci non appena entri nello spogliatoio. Se non vinci è un disastro».
Al Napoli cosa manca? «Deve fare il salto con una rosa un po’ più ampia perché la Juve ha due squadre. Certo, sarebbe bello se Napoli e Inter si avvicinassero ai bianconeri per riportare in alto la competitività in campionato».
Ma l’arrivo di Ronaldo e il ritorno di Ancelotti sono un bel segnale per la serie A. «Ancelotti è stato fantastico: ha preso un’eredità pesante come quella di Sarri e ha portato il bel calcio. Aveva più da perdere che da guadagnare, ha portato novità e ha fatto qualcosa di importante. Se non ci fosse il Napoli la Juve avrebbe già vinto lo scudetto».
Cosa cambia nella testa dopo l’eliminazione dalla Champions? «Spero che non facciano l’errore degli anni passati e non puntare a vincere l’Europa League. Se non vinci il campionato è fondamentale portare a casa un altro trofeo. Credo che Ancelotti abbia fatto benissimo trasmettere la voglia di fare bene anche in questa competizione».
Bilancio sugli attaccanti di serie A? «Piatek mi ha sorpreso ma ora deve confermarsi in una big. Dispiace che Higuain lasci l’Italia e mi aspetto l’esplosione di Cutrone, ma per farlo deve trovare la fiducia da parte del Milan».
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