Lo definiscono leader calmo, Carlo Ancelotti. Mai sopra le righe, sempre opportuno, difficilmente in combutta con qualche suo giocatore. Definito dai gregari come dai cosiddetti top player “un grande allenatore, uno con cui non puoi non andare d’accordo“. Un maestro nella gestione del gruppo, per cui, non poteva che essere l’ospite d’onore presso l’Università Luigi Vanvitelli in occasione della discussione: “La gestione del gruppo e delle risorse umane in un top club dagli anni Novanta ad oggi”.
Il tecnico ha risposto ad alcune domande, affermando quanto in realtà il calcio sia una cosa semplice, e quanto invece, la vera difficoltà sia gestire le persone con cui lavori tutti i giorni. Si è soffermato anche sulle “prime donne” che non possono essere tali all’ interno di uno spogliatoio.
“Cristiano Ronaldo è una prima donna per i media, ma dentro lo spogliatoio è come gli altri. Quello è un luogo sacro in cui tutti sono uguali. Poi per la stampa è diverso. Ronaldo è trattato come gli altri, ognuno ha le sue caratteristiche. C’è il giocatore più egoista, quello meno determinato. L’allenatore deve mantenere l’equilibrio. Di solito chi ha talento è tra i più professionali. Non è un caso. I calciatori sono industrie con uno staff al loro seguito che lavora. Ho notato molta professionalità in Ronaldo, Ibrahimovic”.
L’uomo o l’allenatore? “Io non sono un allenatore, sono una persona che fa l’ allenatore. Ho un ruolo che mi permette di assumere una posizione autorevole. Decido, per esempio, a che ora si fa l’allenamento e nessuno può dirmi di no. Eppure, coi miei giocatori non voglio mai imporla, voglio essere alla pari dei miei calciatori. La cosa importante è saper ascoltare. Io ho un idea di gioco molto chiara, ma non basto io. Devo trasmettere le mie idee ai calciatori e saranno loro, poi, a giocare. Ecco perché si tratta di un rapporto di fiducia. Non c’è un sistema di gioco che vince, ma un gruppo di giocatori che, sfruttando le proprie qualità, scende in campo per vincere insieme. La cosa fondamentale è la convinzione che un giocatore ha nel fare le cose”
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