Il preside che ospitò Koulibaly a Milano: “Fu facile cogliere la sua pienezza di sentimenti, parlò senza mai salire in cattedra”

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Liceo Linguistico e delle Scienze Umane «Agnesi», 28 novembre 2017, anche quella era Milano. E aspettò che Kalidou Koulibaly entrasse in «classe». Al suo fianco il Preside Giuseppe Vincolo. Insieme per parlare di razzismo:

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Il razzismo esiste negli stadi, preside…
«E purtroppo non solo. Ma quell’appuntamento con Koulibaly ebbe un senso e lo diede alla giornata di circa mille alunni. Una partecipazione massiccia di un Istituto nel quale, ogni giorno, ci sono mille quattrocento ragazzi: vollero esserci nella stragrande maggioranza e, mi viene da dire, non penso che fossero tutti tifosi del Napoli, anzi».

Il paradosso, adesso, a un anno di distanza da quell’appuntamento, si registra nella stessa Milano.
«Città che è cambiata recentemente, ma è un discorso così ampio che meriterebbe tavole rotonde approfondite e non piene di retorica. E’ la società moderna che sta pericolosamente perdendo valori che alle nostre generazioni sono appartenute per codice genetico: forse i nostri genitori sono stati migliori di noi; oppure no, stanno sfuggendo certe figure, penso alle famiglie, ora spesso disgregate».

Koulibaly piacque alla Milano del suo Istituto. «Ci fu empatia immediata e non poteva essere diversamente: cogli, nel calciatore, subito la presenza di sentimenti. E lui fu bravo nel dialogare direttamente, senza salire in cattedra: fu un colloquio ricco di contenuti, sulla eguaglianza. E ci fu sensibilità nell’affrontare un argomento che troppo spesso viene affrontato con superficialità. Ma è possibile che nel Terzo Millennio stiamo ancora qui a discutere di «diversità»? E quale sarebbero le differenze tra gli uni e gli altri, tra bianchi o neri o gialli? E chi può dire chi siano i migliori, ammesso che ne esistano di migliori?».

Lo stadio non è un’aula magna dell’Agnesi, ahinoi. «Una zona franca in cui c’è chi pensa che sia lecito dare libero sfogo alle proprie convinzioni, giuste o sbagliate che siano. Uno sfogatoio mi verrebbe da dire di un istinto inqualificabile che può essere frenato, attraverso una serie di interventi delle autorità calcistiche. Io penso che quell’esperimento abbia lasciato una sua traccia, non so se piccola o grande, e che sia servito ad avvicinare non i ragazzi al campione di calcio ma all’uomo. E magari si potesse ripetere ancora, se il Napoli e Koulibaly volessero sarebbe meraviglioso ripetere quell’incontro. Ma in generale ci si deve impegnare affinché si estirpi questa indecenza. L’Uefa, che già si impegna, la Federazione. Poi ci sono le scuole ma il compito più delicato appartiene ai genitori».

Fonte: CdS

 

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