Marolda: “E per favore, non chiamatelo solo turnover!”

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Archiviata la gara con il Frosinone, adesso testa e cuore ad Anfield, al match Champions da cui dipendono gli ottavi. Liverpool/Napoli è alle porte. Il commento di Ciccio Marolda:

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“Lo chiamano turn-over, ma non è così quando c’è di mezzo il signor Carlo. Quando c’è lui, è rivoluzione. Se va bene: mezza rivoluzione. Ma era scritto. Non è cocciutaggine la sua. A volte è necessità. Stavolta neppure esagerata, esasperata. Anzi, più che giustificata alla vigilia del primo grande, vero appuntamento di stagione. Perché quello di martedì col Liverpool è tutto questo e anche più. Ci sono gli ottavi di Champions, infatti, al di là delle “Tre Grazie”. C’è un mare di soddisfazione che s’increspa nella baia di Liverpool. C’è un fiume di autostima pronto a scorrere col Mersey. E ci sono anche un mucchio di milioni che fanno tanto bene. Anche se fa rabbia pensare che una squadra imbattuta come quella azzurra alla fine rischia d’essere fregata da chi, come il Liverpool, di partite ne ha addirittura perdute tre su cinque. Sarebbe un’ingiustizia, una beffa atroce. Ed è proprio questo che la rivoluzione di Ancelotti vuole scongiurare.
Sì, lo chiamano turn-over, ma stavolta quello che don Carlo regala è pure una stranezza: è un turn-over con sorpresa. Anzi, con tre sorprese: Meret e Ghoulam subito e poi anche Younes. Sono loro le vere novità. Le buone notizie, finalmente. Aspettando Verdi e Chiriches, ecco i primi rinforzi d’inverno d’una formazione che più ampia è, più può dar fastidio alla concorrenza. Insomma, non è una partita come un’altra, questa con l’onesto, orgoglioso ma fragile e affannoso Frosinone. Non lo è, anche perché porta in campo uno dei Napoli più baby dell’era De Laurentiis. E quindi non si può negare che sia anche il sabato del trionfo delle teorie e dei progetti della proprietà, che ad Ancelotti, tra l’altro, ha chiesto di dare spazio e fiducia anche a quei giovanotti (visto Ounas tutto gol e suggerimenti?) che in un recentissimo passato sono stati lasciati ai margini della formazione e sul baratro della svalutazione. Un sabato da felici e contenti tutti quanti, insomma, anche se il Napoli, andato subito in vantaggio, ha poi impiegato quasi un tempo intero per chiudere una gara dominata. Ma dire questo vuol dire lamentarsi del superfluo. Perché alla fine contano tre cose: La prima: il Napoli va a Liverpool con la consapevolezza di poter già segnare in positivo la stagione; la seconda: in poco e niente l’Inter è stato ricacciato là dove non può far paura; l’ultima: la Juve resta, sì, otto punti avanti, ma non si può mai sapere…”

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