Ad Anfield vinse Prandelli: “Il Napoli ha la sicurezza del gioco, la consapevolezza di poter disputare una grande gara”
L’ultima impresa di un’italiana in Champions a Liverpool la firmò la Fiorentina il 9 dicembre 2009, vinse 2-1 e chiuse il girone al primo posto: allenatore Cesare Prandelli, un capolavoro con il sigillo finale del gol 93esimo di Gilardino.
Come vinse con la Fiorentina quella sera ad Anfield Road?
«Con la consapevolezza di poter giocare una grande partita. I giocatori avevano grandi motivazioni, i tifosi ci seguivano con un entusiasmo straordinario, e andammo ad Anfield con lo spirito di fare noi la gara e di vincere».
Il Napoli dovrà avere lo stesso atteggiamento?
«Deve andare lì e giocarsi la sua partita. Il Napoli ha la sicurezza del gioco, la consapevolezza di poter disputare una gara attenta e la capacità di mettere in difficoltà la difesa avversaria».
Quindi, niente calcoli?
«Certo, niente calcoli. Il Napoli ha dimostrato di andare su tutti i campi di Europa e di esprimere il suo gioco. E poi c’è il valore in più di Ancelotti che ha esperienza e equilibrio, una persona capace di gestire al meglio queste situazioni. Però non bisogna cominciare a pensarci già adesso, ora c’è il campionato, il Liverpool va preparato due giorni prima».
Vincere ad Anfield resta un’impresa: dopo la Fiorentina ci è riuscita solo un’altra italiana, l’Udinese di Guidolin in Europa League nel 2013?
«È un campo particolarmente difficile, dove senti la presenza dei tifosi, il club ha una grande storia, la squadra è molto forte. Ma tutte queste sono considerazioni, poi c’è sempre il rettangolo di gioco e vince chi si esprime meglio. E il Napoli ha le potenzialità per vincere».
Il Liverpool tra dentro e fuori si trasforma, in casa diventa puntualmente un’altra squadra: come lo spiega?
«Statisticamente un po’ tutte le squadre inglesi fuori casa perdono il trenta per cento. Sarà una partita difficile, tosta, impegnativa».
Ha definito Ancelotti il valore aggiunto per il Napoli: quali sono le sue qualità migliori?
«Ha un grande carisma e una grande capacità di gestione durante la partita: non è dogmatico ma consapevole che il calcio si può vivere in tanti modi, sta valorizzando tutta la rosa e ha tolto un po’ di pressione ai giocatori».
Lei difese con fermezza Balotelli contro i cori razzisti, Ancelotti ha detto in maniera chiara che in casi di cori di discriminazione territoriale negli stadi le gare vanno fermate.
«All’epoca dissi di entrare in campo ed abbracciare Mario. Condivido in pieno quello che ha detto Ancelotti. Allo stadio bisogna andare solo con il piacere di assistere alle partite, ci vuole fermezza per risolvere questo problema».
Con Ancelotti il Napoli è cresciuto molto a livello internazionale: un altro suo grande merito?
«Sicuramente è cresciuto a livello internazionale ma direi che il Napoli è protagonista anche in campionato e il pareggio contro il Chievo non cambia gli scenari».
Il campionato per lei non è ancora chiuso?
«Siamo ancora a fine novembre, come fa ad essere chiuso? Ci saranno momenti di flessione anche per la Juve e il Napoli deve stare lì e continuare a crederci».
Lanciò Insigne in Nazionale, ritiene che adesso sia nel pieno della maturazione?
«Adesso vedo Lorenzo più libero, meno imbrigliato, meno schematico e più portato a seguire il suo istinto. I gol li ha sempre segnati ma ora può farne ancora di più, oltre a continuare a regalare assist. Il lavoro di Ancelotti è stato meraviglioso perché ha cercato di far capire a molti giocatori di non fermarsi solo sulle certezze del passato ma anche di studiare qualcosa di nuovo per il futuro. Ha le qualità per diventare sempre più un protagonista nel Napoli».
E ora anche in Nazionale?
«Sì, adesso è più maturo per andarsi a prendere queste responsabilità anche con la maglia azzurra della Nazionale».
Chi è determinante in questo Napoli?
«Il Napoli innanzitutto è un grande collettivo valorizzato da grandi individualità. Se prendi Koulibaly in difesa, lui può giocare da solo contro il resto del mondo, è davvero insuperabile. Allan recupera tanti palloni e ha anche la grande qualità di puntare dritto verso la porta avversaria, Hamsik sta migliorando sempre più in un ruolo suo e in attacco quei tre, Callejon, Mertens e Insigne sono fenomenali. Se devo scegliere uno soltanto dico Lorenzo: per affetto e perché rappresenta Napoli e i valori della maglia azzurra».
Fonte: Il Mattino