Sedici metri in lunghezza, quaranta in larghezza. Penserete che sia un enorme giardino, invece là dentro c’è un mondo, con istriani, svedesi, brasiliani e uruguayani, italiani e paraguayani e fossero soltanto loro. E’ la città dei centravanti, pensateci un po’, varie etnie raccolte in quella prova del nove (allora s’usava così) che vanno a graffiare la carne e lasciano gocciolare emozioni in bianco & nero.
Però la storia è recente ed è la sua, perché sembra ancora di sentire il boato, al 71′ di Napoli-Frosinone, quando fermando il tempo e sgretolando quel primato di Nordahl, Gonzalo Higuain s’è preso il calcio italiano da principe dei bomber. Trentasei reti tutti in una stagione, prima dell’addio rovinoso, che ha lasciato tracce e rancori e però non si può cancellare.
Quella è la casa dei bomber, ognuno la vive a modo suo, ma sono cambiate anche le epoche e le dinamiche di gioco. E’ rimasta, intatta, la percezione del talento, quello che ci hanno narrato dei Vojak, dei Jeppson, dei Sallustro e degli Amadei.
Fonte: CdS