Koulibaly una bestia in campo ma fuori è un’altra persona
Sarri ha fatto un capolavoro tattico e psicologico: ha mediato tra prudenza e euforia e ha trovato l’equilibrio. Koulibaly e Allan sono il suo manifesto. Gente che non molla l’osso, che azzanna gli stinchi: due sanguigni, due combattenti. Ragazzi di carattere che neppure davanti a Neymar e Di Maria si sono lasciati intimidire: anzi. Un trionfo, nella serata più importante dell’era Ancelotti: perché sono quelli su cui la squadra può sempre puntare e fare affidamento. Intoccabili, quando il gioco si fa duro. Perché è vero che ci sono le rotazioni, ma fino a un certo punto. Koulibaly non si ferma mai e continuerà a fermarsi col contagocce: mai neppure sostituito, una specie di Highlander, con un fisico bestiale. Il San Paolo è esploso in due boati quando ha fermato le incursioni di Neymar e Mbappé: elegante, mai ruvido, grintoso, pronto a sacrificarsi, ma anche a mettere sulla croce gli avversari. Con idee chiare: «O passa la palla o passano le gambe, ma entrambe mai». Una bestia, ma solo in campo. Fuori, un ragazzo normale, socievole, estroverso. Finisce la partita e lo trovi vicino ai taxi in tuta a parlare della partita. Intorno a sé un piccolo gruppo di ragazzini che si avvicina per l’autografo. Vero che non ci sono più le stagioni di una volta, ma a vedere Koulibaly si scopre che esistono ancora i difensori di una volta. Normale, dunque, che De Laurentiis se lo tenga bello stretto. 100 milioni rifiutati dal Bayern Monaco e dal Barcellona. E chissà cosa succederà la prossima estate, visto che in Europa tutti hanno visto cosa è stato capace di fare. Koulibaly ha sfidato la sua Francia, la terra che ha adottato la sua famiglia: ma lui non si sente francese, altrimenti avrebbe detto di sì all’offerta di farlo giocare con la nazionale transalpina. Ha preferito il Senegal, da dove i suoi sono partiti negli anni 70. E adesso è uno degli idoli di Napoli. Fonte: Il Mattino