Sylvain Bellenger (Dir Museo Capodimonte): “Parigi è la mia seconda scelta…in tutto”. Anche il Grenoble tifa Napoli

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Sylvain Bellenger, direttore del museo di Capodimonte: «Tiferò Napoli, ormai Parigi è la mia seconda scelta in tutto». A tifare per il Napoli sarà anche un piccolo e invisibile esercito di francesi che lavorano al Grenoble, anche qualcuno che ha la piena fiducia del direttore, come la sua più stretta collaboratrice,

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Sylviane. Stasera sarà in curva, al collo porterà la sua sciarpa del cuore, quella rosa e azzurra. «Tiferò per gli azzurri perché mi hanno conquistata da più di venti anni. Il Console? Se ne farà una ragione, domani gli offrirò un caffè più forte del solito, così si riprenderà della delusione, enorme, che gli daremo oggi».

Sicura di rendere pubblico, proprio alla vigilia della partita, il suo tradimento? «All’andata mi sono trattenuta, ho evitato di parlarne, ma stavolta non posso farne a meno».

Tra le docenti accreditate al Grenoble c’è Véronique. Anche lei esce allo scoperto, ma la sua segreta verità esce fuori poco alla volta. «Ho sposato un napoletano e non ho intenzione di divorziare per ragioni di calcio, forza Napoli».

Lo dice con un sorriso strano, c’è qualcosa che rende parziale la motivazione, si è mai visto che una donna riconosca al marito un merito senza metterci del suo? «Sono nata in un piccolo paesino a sud della Francia, per tradizione in famiglia abbiamo sempre tifato Olympique Marsiglia, che poi era la squadra che a un certo punto sembrava poter acquistare Maradona dal Napoli. La rivalità con quelli del Paris pure mi è stata trasmessa fin da piccola, così oggi non faccio alcuno sforzo a tifare per gli azzurri, anzi lo faccio con più accanimento del solito. Da noi il Paris Saint-Germain è antipatico come per voi la Juventus».

Insieme alla fronda, c’è il tifo per il Napoli, quello più scontato, dei napoletani impiegati nell’Istitut Français, e che non nascondono il loro violento desiderio di dare una solenne scotoliata ai francesi. Almeno per oggi non vale il detto «chi mi paga mi è padre», anzi c’è aria di sfida, qui si torna tutti adolescenti con il complesso di Edipo. Possibile che non ci sia nessuno a fare compagnia al direttore? Sarah è nata nella capitale francese ventinove anni fa.. Qui a Napoli si è trasferita cinque anni fa, viene chiamata spesso come traduttrice in simultanea. Dopo le parole di rito (falsissime) sull’augurio che vinca il migliore, la maschera cade. «Ho detto a mio marito, che andrà allo stadio a tifare Napoli, che oggi è meglio non sentirsi. Lo faccio per lui, vinceremo noi». Fonte: Il Mattino

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