Il Maradona segreto raccontato da Mimmo Carratelli. Dalla droga alla lotta al razzismo
A Radio CRC è intervenuto Mimmo Carratelli, giornalista:
“Il mio Diego è stato quello in cui anche la droga lo stava distruggendo, quando si chiudeva nel bagno della sua casa di Via Scipione Capece. La droga fu il frutto della sua solitudine, cominciò per gioco a drogarsi. A Barcellona era isolato, gli argentini erano considerati inferiori. In Italia in quegli anni erano in tanti. Io lo amo Diego per le sue debolezze di uomo e poi con la lotta con cui è riuscito a vincere quel suo vizio. La finale del Mondiale in Italia, il Mondiale in America, il controllo contro il Bari: ha avuto agguati per i quali lo sento come un fratello. Un uomo ricchissimo ma un ragazzo fragilissimo. Dietro la vetrina dei grandi colpi, c’è stata una vita difficilissima. Il luccichio più abbagliante? La battaglia contro il razzismo verso i napoletani. Io ricordo il suo primo anno quando stavamo per retrocedere: contro la Cremonese giocò in tutti i ruoli pur di non perdere la partita. Lì capii che aveva questa squadra nel cuore. Bruscolotti fu il padrino di Diego, sua moglie Mary gli allestì una sorta di night club, con tanto di pasta e patate garantita, ma senza provola. Lo scudetto oggi? Serve un grande acquisto, Cavani per esempio, che ritengo superiore ad Higuain. Cavani potrebbe trascinarci al titolo. Ma, c’è bisogno che riaccendono il VAR”