Nel triennio che lo ha preceduto, la squadra azzurra era definita da tutti “il Napoli di Sarri”. In pochissimo tempo, il nuovo allenatore partenopeo, l’ha trasformato nel “Napoli di Ancelotti”. Con l’intelligenza, la calma, la professionalità e la bravura che gli sono riconosciute, non ha distrutto nulla, ha solo costruito. Risponde, attraverso il forum, proprio ad alcune domande sulla “pesante eredità sarriana”:
Le è pesato raccogliere l’eredità di un allenatore tanto amato dai tifosi come Sarri?
«Sarri è stato amato perché ha fatto molto bene, ottenendo risultati con la qualità al gioco: a differenza di altri anni il Napoli ha imparato a comandare in ogni partita. Io qui ho trovato un lavoro di tre anni e ho trovato giocatori pieni di conoscenze».
C’è stato un momento in cui ha dovuto spiegare alla squadra che Sarri non c’era più?
«No. Ho spiegato il mio calcio. Il tanto tempo passato in ritiro ha aiutato a far capire la mie idea di calcio: voglio giocare più in verticale, sfruttare di più tutto il campo per attaccare, però non ho mai dovuto fare dei corsi per spiegarlo…».