B. Giordano: “Insigne prima punta? Sì ma ad una condizione”

Innanzitutto i rifornimenti: perché Chiesa, Insigne e Bernardeschi sanno fare gol ma hanno bisogno di inviti da parte dei compagni»

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Attaccante di Lazio e Napoli   ma anche della Nazionale, Bruno Giordano è uno che di gol se ne intende. Da giocatore, da allenatore e poi anche da dirigente – è stato direttore generale al Gragnano – il suo è sempre stato un calcio alla ricerca della rete. Uno come lui servirebbe eccome all’Italia di Roberto Mancini che in questo momento soffre di una profonda carenza di punte centrali.
Questa Italia la convince?
«Sembra un po’ che si vada a tentoni: una volta si prova una cosa, quella successiva se ne vede un’altra».
E allora?
«I giocatori sono quelli, Mancini cerca di sistemare le pedine ma vedi sempre tanti esordienti».
Cosa vuol dire?
«Che ancora non ha trovato quello che vorrebbe. C’è ancora da lavorare, ma credo proprio che lo sapeva anche Mancini quando ha accettato la panchina dell’Italia»
Contro l’Ucraina si è vista un’Italia senza centravanti, le piace?
«Tutto dipende dalla qualità. Penso alla Spagna che giocava con Fabregas falso nove e i risultati mi pare che sono arrivati».
E allora cosa serve?
«Innanzitutto i rifornimenti: perché Chiesa, Insigne e Bernardeschi sanno fare gol ma hanno bisogno di inviti da parte dei compagni».
Quindi si va avanti con la strada dei tre piccoletti?
«Per come siamo fatti noi italiani credo che ci manchi un punto di riferimento che possa andare a sfruttare il gioco aereo». 
Uno come Belotti?
«Mi ha stupito la sua esclusione perché l’Italia ha tante ali e puoi sfruttare il gioco aereo di Belotti».
E come si spiega la sua esclusione?
«Evidentemente il ct in queste due partite vuole fare un gioco diverso. Anche se per me quando hai la possibilità di avere Chiesa e Insigne sugli esterni, Belotti è il più adatto».
A proposito di Insigne, le piace da falso nove?
«Può essere il centravanti ideale perché adesso si sta specializzando a fare quel ruolo. Nel Napoli sta trovando ottimi risultati perché l’intesa con i suoi compagni è perfetta. Nell’Italia può fare lo stesso ma deve avere il supporto dal resto della squadra. Credo che tutto si possa fare, l’importante è che ci sia un’idea di gioco chiara, cosa che adesso Mancini sta cercando ma non ha trovato».
A proposito di attaccanti, Mancini ha convocato Giovinco: una provocazione?
«Non penso. Ci avevo già pensato prima che lo convocasse. Perché sta facendo grandi cose in America e sa dare del tu al pallone. Credo che possa essere lui il sostituto d Insigne quando è stanco».
Quindi pensa che Mancini abbia chiamato i migliori?
«I giocatori bravi sono tutti convocati. Non credo che ti bastino due partite buone per andare in Nazionale. Mancini dimostra che se ti metti in mostra arrivi a vestire quella maglia».
Cosa le è piaciuto di più della Nazionale che ha pareggiato contro l’Ucraina?
«Il centrocampo».
Perché?
«Con la scelta di Verratti, Jorginho e Barella, Mancini ha dato l’idea di volere un centrocampo di palleggio. Un cambio di rotta rispetto a quando c’erano Cristante e Pellegrini perché Verratti e Barella sono più palleggiatori. Si vede che il ct sta cercando di tirare fuori qualcosa di nuovo, anche se spesso le condizioni migliori per costruire arrivato attraverso i risulati».
Cosa manca per centrare la vittoria?
«Si deve abbinare una certa fisicità alla tecnica, perché il calcio internazionale è anche fisico. Se giochi con tre attaccanti piccoli più Florenzi che è un terzino piccolo, puoi andare in difficoltà sui calci piazzati, proprio come è successo contro l’Ucraina. Ma credo che la strada intrapresa da Mancini possa essere quella giusta anche perché i giocatori sono quelli».

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Fonte: Il Mattino

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