VAR, Rocchi e Orsato, l’èlite della categoria dell’arbitraggio europeo
Niente Var in Champions quest’anno, ma si sapeva: le voci in arrivo d’estate dall’Inghilterra, con la presunta entrata in gioco dai quarti, erano quantomeno esagerate (e saltare gli ottavi sarebbe stato un non senso). Il presidente Uefa, Ceferin, era stato chiaro: è troppo presto. Che sia stata una decisione per distinguersi dall’interventismo Fifa, o che abbia tenuto conto di problemi oggettivamente più complessi (la Champions si gioca in un continente, non in un singolo paese), è soltanto questione di tempo. Un anno. Lo stesso Ceferin ha promesso la «moviola» in campo dalla prossima stagione, cominciando addirittura dai playoff.
Speriamo piuttosto che l’anno che ci separa dalla Var sia più positivo dell’ultimo. Nel quale troppe decisioni arbitrali hanno condizionato i risultati. Decisioni che spesso la Var avrebbe corretto tranquillamente. Collina ha lasciato l’Uefa perché con Ceferin non c’era più totale sintonia e il nuovo capo degli arbitri è un altro italiano, Rosetti, il quale avrà il compito di designare i «fischietti». Non è un momento facilissimo per l’arbitraggio europeo, ci si affida ai grandi ma non c’è stato un grande rinnovamento. Tra i 26 della categoria élite ci sono due italiani (Rocchi e Orsato). In teoria, lo sloveno Skomina parte in vantaggio per la finale ma, come per le squadre, la strada è lunga. E lo stesso Rocchi può sognare l’ultimo atto.
La Gazzetta dello Sport