L’ex Pecchia su Benitez e Insigne: “Lorenzo è un fenomeno anche per la forza, per lo spirito di sacrificio”

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Nella sua lunga intervista rilasciata alla Gazzetta parlando di Benitez

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«Il giorno dopo l’esonero dall’Inter ci ritrovammo a Liverpool a provare gli schemi, spostando le tazzine al tavolino di un bar del centro». Stranissimo, ma vero. Nacque lì l’amicizia tra Rafa Benitez e Fabio Pecchia, un legame che ha arricchito il tecnico reduce da un biennio in agrodolce a Verona: prima la promozione in A, poi la retrocessione sul filo di lana. Passate le vacanze nella sua Lenola, ha fatto il pieno di bagni a Sperlonga, ma soprattutto s’è gustato il calore della famiglia. «A 45 anni è la prima volta che mi fermo dopo una carriera tutta d’un fiato». I tre anni con Benitez tra Napoli, Real Madrid e Newcastle lo hanno arricchito, ma non domato. Ha voglia di calcio in prima persona. Calcio d’attacco, ma senza follie. Come a Verona…
«E’ stata un’esperienza forte, impegnativa. Eravamo primi e siamo saliti in A tra i fischi: prova che l’ambiente non era sereno. Poi il presidente ha chiesto un mercato a zero per salvare i conti e col d.s. Filippo Fusco ho condiviso un progetto in economia. Il finale è stato amaro, ma al contrario di Bari e Cesena, il Verona c’è ancora e non ha debiti».

Senza l’infortunio di Kean...«Peccato, poteva arrivare a 10 gol. Ho visto crescere un bel talento. Se crede in se stesso, nulla gli è vietato».

Ricordi sul Napoli?«Rispetto a quando ero giocatore ho trovato un club solido e organizzato, ambizioso. Benitez ha portato grandi giocatori e ha trasmesso il verbo del palleggio, del gioco d’attacco. Con Higuain, Reina, Albiol e Callejon si andava sul sicuro. E mi sono innamorato di uno scugnizzo».

Insigne, ovvio.«E’ un fenomeno. Non per la tecnica, quella la vedono tutti. Per la forza, per lo spirito di sacrificio. Ogni allenamento per lui è una sfida. In questo momento è il miglior giocatore italiano».

Con Sarri s’è imposto, in Nazionale meno.«Il Napoli con Sarri ha acquisito automatismi importanti, anche lui. Con Ancelotti la squadra è ancor più pragmatica e se nel gruppo c’è consapevolezza».

Il duello con la Juve?«I bianconeri sono più forti, ma anche le rivali sono migliorate. Sarà un bel campionato».

 Che fine ha fatto l’avvocato Pecchia?«A 36 anni a Bologna fui bocciato all’orale dell’esame professionale e lo presi come un segno del destino. Decisi di dedicarmi solo al campo».

 Fonte: gasport

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