Dalla lunga intervista rilasciata aIl Mattino alcuni pensieri di Sacchi:
Con Ancelotti ha un rapporto speciale?
«Lo conosco da trent’anni. Non volevano che lo prendessi dalla Roma, mi dissero che aveva un ginocchio che funzionava soltanto all’80 per cento. Berlusconi mi fa: Arrigo, come faccio a prendertelo?. Ma io volevo la sua testa, oltre che le sue gambe: e spiegai che mi sarei preoccupato se era la testa che gli funzionava all’80 per cento…».
Il tecnico del Napoli dice che quell’1 maggio del 1988 iniziò a capire che il San Paolo sarebbe potuto divenire il suo stadio. Lei che ricorda?
«Tutto. E quegli applausi non erano una cosa che capitava tutti i giorni. E che anzi non è capitata quasi mai dopo. Ma i napoletani hanno sempre apprezzato la bellezza, anche quella degli altri. E non è un caso che hanno amato la squadra di Sarri».
I duelli tra azzurri e rossoneri negli anni 80 erano i duelli tra Gullit e Maradona?
«Diego era il peggiore avversario al mondo, una spada di Damocle. L’unico che in una squadra che produceva poco era in grado di vincere da solo e con le altre stelle. Nel primo Milan-Napoli a San Siro per mezz’ora non li facemmo entrare nella nostra metà campo, bastarono 10 secondi e confezionarono il vantaggio. Mi voltai desolato verso Ramaccioni e dissi: Così non vale…».