Giunto al Napoli nell’agosto 2016 per 35 milioni all’Ajax, dove aveva segnato 47 gol in 75 partite, Milik prometteva d’essere un centravanti degno della robusta galleria azzurra dei numeri 9. Arkadiusz, poiché fa tutto al doppio, doppio infortunio, due doppiette col Napoli (contro il Milan e la Dinamo Kiev), due 9 sulla maglia, ha chiesto solo tempo uscendo da due sale operatorie. Ed ora che è al centro del Napoli di Ancelotti, eliminato il fenomeno sarriano di Mertens falso nueve per una nuova concezione offensiva, Arkadiusz Milik, il potente Milik, il biondo Milik, il polacco Milik non ha perso tempo. Contro la Lazio un gol valido, un gol annullato, un paio di zampate pericolose, il colpo di testa, una voglia matta di giocare, muoversi, collaborare e puntare la porta. E’ tornato il centravanti da 35 milioni.
A chi somiglia, Milik, tra i frombolieri del passato azzurro? Forse allo svedese Jeppson, ma erano tempi antichi e Hasse stava lì in area ad aspettare il traversone da scaraventare in gol dopo avere dato e ricevuto botte con gli stopper dell’epoca uscendo dal campo con le caviglie insanguinate, lui e Nay. Milik non ha neanche le gambe arcuate di Vinicio, brasiliano senza fronzoli, una “castagna” micidiale che rivaleggiava con le “bombe” di Gigi Riva, un leone che oggi vive con placche d’argento al posto delle anche sacrificate al suo mestiere di centravanti sfondatore. Milik è lontano dall’individualismo assoluto di Gonzalo Higuain. E non ha la falcata di Edinson Cavani, l’angelo sterminatore. Milik è Milik e non ci sono paragoni.
Il centravanti fa sognare. Il vero centravanti. Come i grandi azzurri del passato col gol sempre in canna. I migliori in serie A: Sallustro e Cavani 78 gol, Careca (73), Altafini e Higuain (71), Vinicio (69), Mertens (68), Savoldi (55), Jeppson (52), Amadei (47), Di Giacomo (32), Fonseca (31), Giordano (23).
Il Mattino