Cassano: “Insigne è il più forte in Italia, fine carriera a Napoli. Devo dare un consiglio a De Laurentiis”

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In vacanza da due anni, per Cassano esclusa la breve parentesi nel ritiro del Verona. «Sono in forma, mai stato così bene: 82 chili. A Verona un anno fa ero a 87».

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Antonio Cassano, 36 anni, non si sente un ex. «Non lo sarò mai. Maradona ha smesso ma non è un ex. Chi lascia un segno indelebile non sarà mai ex. E io, poi, non ho smesso».
Ma è fermo da due anni.
«E allora? Parlo spesso con Ale (il suo procuratore Alessandro Moggi, ndr). Lui fa i miracoli, anzi di più. Vorrei giocare in una squadra vicino a Genova, dove abito, perché non riesco a vivere senza la famiglia. Ci sono cose che fanno la differenza per uomo, come accompagnare i bambini a scuola».
E le Cassanate che fine hanno fatto?
«Non ci sono più da tempo. Grazie a mia moglie Carolina e ai due bambini. Madre natura mi ha fatto bene dal collo in giù, ma si era dimenticata della testa… Ora anche quella c’è. Sono orgoglioso di quello che ho finora fatto nella mia carriera, escludendo l’episodio della lite con il presidente della Samp, Garrone».
Cosa cerca a 36 anni?
«Una squadra, una società e un allenatore che puntino su di me».
Idee?
«Bologna, Sassuolo, Parma, Torino. Ma anche Empoli e Cagliari».
E i due anni di inattività?
«Ricordate Almeyda, il centrocampista argentino che ha giocato con Parma e Lazio. Si fermò due anni e poi ripartì alla grande con il River Plate, in quel calcio molto fisico. Se ho l’opportunità, faccio sempre la differenza. Sono al 110 per cento: bene con la testa e il fisico. E, quanto ai piedi, posso giocare fino a 60 anni in questo calcio».
Perché a un certo punto FantAntonio si è fermato?
«Perché c’erano situazioni che non mi piacevano tanto. Colgo l’aspetto positivo della vicenda: più gli anni passano, più sono tranquillo e sereno. Sono una garanzia perché non giocherei per soldi ma soltanto per passione».
Si può fare la differenza a questa età?
«In questo calcio sì».
Com’è questo calcio?
«La serie A di oggi è corsa e quantità, poca qualità e intelligenza calcistica. Quando cominciai io, fine anni 90, c’erano campioni assoluti. Ricordo la Fiorentina: arrivava al sesto posto con Edmundo, Batistuta e Rui Costa».
Adesso è arrivato CR7, però.
«Ma a parte Cristiano Ronaldo, Higuain e Pjanic in giro non vedo tanti campioni. Alcuni di quelli che sembrano andare per la maggiore vent’anni fa non avrebbero potuto neanche avvicinarsi al campo d’allenamento».
Uno dei suoi migliori amici è Insigne.
«Il più forte in Italia. Ma quando io entrai in Nazionale c’erano anche Totti, Del Piero, Inzaghi. Quella qualità in giro adesso non c’è. Insigne è il calciatore che mi fa divertire di più e mi piace il suo legame con Napoli. Non so cosa accadrebbe se lo cercasse il Barcellona o il Real Madrid, però credo che abbia fatto una scelta di cuore, come Totti, e che chiuderà a Napoli la carriera».
Da Napoli s’è mosso De Laurentiis per acquistare il Bari, la squadra della sua città.
«È una grande occasione per Bari: presidente migliore non poteva esserci perché ha lavorato bene a Napoli, prendendo la squadra nei bassifondi e portandola ai vertici».
Cassano giocherebbe nel Bari di De Laurentiis?
«Ma dove? In serie B no perché io non c’entro niente con quella categoria. Per la serie A ci vorrebbero tre anni, ne avrei 39 ma l’età non sarebbe un problema».
Un suggerimento da barese?
«Amore e lealtà verso la città: così De Laurentiis potrà ricevere una carica di entusiasmo da 25-30mila tifosi al San Nicola anche in serie D».
C’è stato un momento in cui avrebbe potuto giocare a Napoli?
«Mi sembra che vi fu un contatto tanto tempo fa, quando ero agli sgoccioli col Real Madrid e a Napoli c’era Marino. Piazza clamorosa, sì clamorosa, come Roma: due giocate e accendi i tifosi». 
Una piazza dove è arrivato l’allenatore che ha vinto più Champions League.
«Ancelotti è uno dei più grandi della storia, ma ha vinto allenando grandissimissime squadre che gestiva bene. È diverso a Napoli, qui dovrà metterci molto del suo e sarà dura perché ci sono squadre come Inter, Roma e Lazio che si sono rafforzate mentre da Napoli è andato via un pilastro come Reina. La Juve, poi, è un altro discorso. È come Bolt».
Cioè?
«Se va in pista e vuole vincere, fa lo scatto e vince. Se vuole, il campionato lo chiude a febbraio per poi pensare alla Champions. La Juve è avanti 3-4 anni rispetto alle altre: ha una programmazione completamente differente. Questione di idee, di scelte e di fatturati».
Cassano, ci sarà mai un altro Cassano?
«Ne dubito. Anzi: no, non ci sarà».

Fonte: Il mattino

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