Gazzetta – De Laurentiis vuole il Bari, il presidente è convinto di rilevarlo. Grassani studia l’affare

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Nessuna omonimia. Ssc Bari come Ssc Napoli. Il presidente del Napoli è convinto che diventerà anche il presidente del nuovo Bari. Ha pochi dubbi, ma molta concorrenza, anche se in questo senso avrebbe avuto ampie rassicurazioni dal sindaco Decaro, il primo a contattarlo, poi rimasto letteralmente «sbalordito» dalle sue visioni. Sembrerebbe sia stato amore a prima vista. La commissione valutatrice che si riunirà dalle 12, cioè alla scadenza dei termini per la presentazione delle manifestazioni di interesse, potrebbe aggiudicare il titolo sportivo alla costituenda società di De Laurentiis, anzi della Filmauro, che ne controllerà il 100%, esattamente come per il Napoli. Nessun filtro, tutto alla luce del sole, nessun timore di violare le regole.

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Grassani e De Laurentiis hanno studiato a fondo la cosa, e a fronte dell’articolo 16bis delle Noif, per cui «non sono ammesse partecipazioni o gestioni che determinino in capo al medesimo soggetto controlli diretti o indiretti in società appartenenti alla sfera professionistica o al campionato organizzato dal Comitato Interregionale», oppongono l’articolo 7 dello Statuto federale, che restringe il campo del divieto e sdogana l’operazione: «Non sono ammesse partecipazioni, gestioni o situazioni di controllo, in via diretta o indiretta, in più società del settore professionistico da parte del medesimo soggetto». Tra un anno – perché De Laurentiis ovviamente dà per scontato l’immediato ritorno del Bari tra i professionisti – ci si porrà il problema, risolvibile cedendo ad altri il 51% delle quote e la legale rappresentanza del club. Il problema vero si presenterà tra tre anni, quando il cronoprogramma del presidente prevede il grande ritorno dei pugliesi in Serie A. Lo venderà a qualcuno? Sceglierà tra Bari e Napoli? Niente affatto. De Laurentiis lo ha già accennato ai suoi collaboratori: «Convinceremo il sistema sportivo italiano a cambiare le regole sulle multiproprietà. Faremo la rivoluzione». Era serio.

Fonte: Gasport

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