“Benedette clausole” – Dal Pocho Lavezzi al Matador, quasi 200 milioni in 4 anni
Dal Pocho al Pipita 184 milioni in 4 anni
Fu una notte, buia e tormentata, che nacque l’Idea: perché a quell’ora, mentre Napoli s’accendeva d’ira, al calcio fu necessario offrire un indirizzo, fosse pure una forzatura, che vietasse fughe e pressioni. Ezequiel Lavezzi, il Pocho, aveva scelto una strada insolita, partì senza avvertire e lasciò una lettera che venne letta a Sky: c’era una strategia (della tensione), ovviamente, e il contratto, che pure avrebbe dovuto avere un senso, finì per rappresentare (quasi) un dettaglio, mentre intorno a quella “scappatella” s’agitavano fantasmi o supposizioni che avrebbero trascinato sino a Liverpool. Certe azioni, si sa, scatenano reazioni e De Laurentiis si applicò nel merito, il Napoli riuscì a resistere e però poi, a rinnovo da siglare, e per evitare che si ripetessero storture del genere, venne fuori la prima clausola in salsa partenopea del Terzo Millennio: trenta di milioni per chi era stato pagato, appena due anni prima, soltanto cinque e mezzo, un modo (costoso) per stabilire un tetto e un prezzo, dietro la promessa di cessione al primo offerente.
EL MATA D’OR. Fatto. E poi rifatto seguendo lo stesso percorso, quello che trascinò El Matador nel novero dei top player (per ingaggio): e il Napoli, attraverso De Laurentiis, osò, fissando stavolta la cosiddetta “liberatoria” a sessantaquattro milioni di euro, che all’epoca parevano un’enormità assoluta per gli umani, non certo per i padroni del Psg. Ma quando a Napoli arrivò el Pipita, trentotto milioni (più due di bonus) per averlo dal Real Madrid, lo strappò divenne gigantesco e la cifra una montagna teoricamente impossibile da scalare: eravamo appena atterrati su certe follie (Bale al Real Madrid per cento milioni), e nella categoria pareva rientrassero di diritto quei novanta milioni di euro per sopportare il dolore di un’eventuale partenza di Higuain.
Fonte: CdS