Capello su Ancelotti: “Non si nega nulla, ma il vino si riesce a fare in base all’ uva che si ha a disposizione!”

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Ancelotti e Capello, la scuola italiana degli allenatori esportata all’ estero. Una scuola vincente, visto che si corre il serio rischio di perdersi tra i trofei…Fabio Capello:  «E ora il Napoli è praticamente molto vicino alla Juventus». Lo dice a Football Leader, dove è ospite e da dove applaude il patron azzurro. «Perché De Laurentiis ha usato gli argomenti giusti per convincerlo. Io ci avevo parlato una decina di giorni prima, aveva altre offerte. Arriva un tecnico in grado di chiedere a qualsiasi giocatore di seguirlo. Carlo punta su tutto, campionato e Coppe, e trova una squadra già competitiva, di valore, alla quale darà qualcosa di suo». 

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Cosa significa Ancelotti in Italia e a Napoli. «Il nostro calcio si riappropria di una eccellenza, una figura di spessore; e il Napoli, ora, è ancora più vicino alla Juventus. Io che lo conosco posso dire che per essere qua, deve aver ricevuto garanzie e promesse».

Che Napoli troverà, secondo Capello? «Una squadra già competitiva, come hanno detto le ultime stagioni. Che porta con sé il fantastico lavoro fatto da Sarri, ma nel quale Ancelotti metterà parecchio di suo. Le idee sono diverse però Carlo avrà bisogno fisiologicamente di un periodo per capire dove sia, cosa serva».

Qual è il segreto di Ancelotti? «Parlo del futuro, di quello che lo attende: studiare il club, la città e i calciatori. E poi intervenire secondo le proprie conoscenze, che sono enormi. Ma un uomo riesce a fare il vino grazie all’uva che si ritrova a disposizione».

Sono stati tre anni di enorme Bellezza, con Sarri. «E nessuno lo discute. Ma poi bisogna intendersi anche sul concetto di Bellezza, e questo lo dico senza alcun riferimento a Sarri che ha fatto cose eccezionali. Perché, per esempio, era bello il calcio di Helenio Herrera, tre passaggi e gol con lancio di Suarez e controllo di Jair; ma è bello pure quello di Guardiola. Ed è bello, per parlare di arte, un Fontana ma anche un Piero della Francesca. Ad ognuno il suo gradimento, insomma».

Ancelotti porta un vissuto ch’è garanzia«E conosce le strade per arrivare ai punti che servono per vincere che, come sosteneva Boniperti, rappresenta l’aspetto più importante. Alla fine, magari qualcuno storcerà il muso, quel che rimane è il trionfo».
Novantuno punti sono una enormità«Ma Ancelotti sa destreggiarsi in qualsiasi campo: lui vuole i punti che sono utili per conquistar qualcosa. E non si nega nulla».

E’ pertinente l’accostamento Allegri-Ancelotti? «Siamo al cospetto di due grandi. Allegri ha consentito a quella Juventus, che dopo Conte sembrava per tanti fosse arrivata al capolinea di un ciclo, di vincere ancora per quattro anni. Gran tattico e gran gestore. Alla Juventus la mentalità aiuta e quella a volte arriva anche dai calciatori. E su Ancelotti cos’altro aggiungere?».

In Europa vincono sempre gli spagnoli. «Ma l’Italia pare sia messo meglio di qualche stagione fa. Però se ci portano via subito i giovani migliori, allora rischiamo. Ma qualche segnale lo colgo. Ma vorrei si riacquistasse il piacere di imparare, magari anche di copiare: quando ero giovane, mi studiavo Luisito Suarez».

Zidane è andato oltre. «Gode del credito della squadra, che ne accettano le scelte. E con Cristiano Ronaldo, si parte sempre almeno da 1-0. Poi l’altra sera CR7 forse ha parlato così perché era arrabbiato per non aver segnato o magari perché sente di aver perso il Pallone d’oro oppure perché c’è dell’altro. Io Jorge Mendes lo conosco».

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