Juve e Napoli più simili: Carletto somiglia ad Allegri
Il Corriere dello Sport scrive che Ancelotti ha riportato l’asticella alla pari tra Napoli e Juve
Sta succedendo qualcosa di nuovo e di positivo nel nostro calcio e vale la pena sottolinearlo. La fuga di cervelli (della panchina) sta in buona parte rientrando e questo ritorno potrà produrre un calcio ancora più interessante in Italia. Ancelotti va al Napoli portando in dote le sue tre Champions, Mancini diventa ct della Nazionale dopo aver vinto in Serie A, in Premier e anche in Turchia e Allegri resta alla Juve col suo quarto scudetto consecutivo nonostante i richiami europei. Facendo un conto breve sui tre allenatori, si arriva a un totale di 44 trofei di vario tipo, escludendo la Serie C e la Serie B. Il meglio è di nuovo fra noi.
Col ritorno di Ancelotti e la partenza di Sarri, si aprono scenari nuovi, ma prima se ne chiude uno che aveva appassionato: la divisione (con annesso dibattito) che si era creata fra allegriani e sarriani, da una parte il credo di “vincere provando a giocare bene”, dall’altra il “giocare bene cercando di vincere”. Fine della discussione. Ancelotti è dalla parte di Allegri, o meglio, vista la differenza d’età, di esperienze e di vittorie, è Max che appartiene allo schieramento capitanato da Carletto. Si misureranno le squadre, non gli allenatori, non le religioni. Anche se non ha mai legato con l’ambiente (eufemismo), pure Ancelotti è passato dalla Juve, sa cosa succede da quelle parti e sa che Allegri, come è stato anni addietro per Trapattoni e poco dopo per Lippi, ha la stessa natura del club dove lavora e vince da quattro anni.
Non sono due maniaci della professione, non stressano e non vogliono essere stressati. Allegri non vede l’ora di salire sul gozzo e salpare verso l’Isola d’Elba, Ancelotti ha trascorso una lunga e piacevolissima vacanza (e te credo, ha pagato il Bayern…) a pesca di salmoni in Canada. Vivono alla stessa maniera, non hanno smarrito le origini e nemmeno il senso del rispetto per il prossimo. Quando era a Madrid, Carletto si arrabbiava solo quando gli dicevano che il jamon serrano era più buono del culatello. Discutete pure Benzema, ma giù le mani dai cappelletti in brodo. E’ la natura ad averli indirizzati verso la panchina ed è il naso che li accomuna. Appena aprono la porta dello spogliatoio capiscono da che parte tira il vento. Ci sono stati lì dentro, da giocatori, e sanno come funziona, magari Max ne ha frequentato alcuni con le pareti che cadevano a pezzi e le docce fredde, mentre Carletto ha conosciuto quelli a cinque stelle, ma la sostanza non cambia. E’ l’intuito che li guida e il senso del gioco (anzi, dei giocatori) che li unisce. Pirlo fa il regista perché nel Milan ci sono altri tre numeri 10, Mandzukic fa l’ala sinistra perché il centravanti è Higuain. Il bel gioco si raggiunge attraverso i bravi giocatori.
Non sclerano, con la tensione ci scherzano, ma attenzione a non farli arrabbiare: se Shevchenko arriva in ritardo sta fuori e se Pogba non si allena bene va in panchina. Ancelotti conta anche sulla legge dei grandi numeri: dopo averne vinti 7 di fila, prima o poi la Juve perderà uno scudetto, per questo ha firmato per tre anni… Nascerà un duello all’italiana fra allenatori italiani. Potremo dire che il Napoli gioca meglio della Juve o viceversa, ma non diremo più che il calcio del Napoli è diverso da quello della Juve perché Ancelotti e Allegri non sono per niente diversi.
Fonte: CdS