Sarri è a un bivio e lo sa. Se resta, accetta la politica del Napoli. Accetta un mercato fatto di giovani importanti, ma non ancora del tutto consacrati, accetta l’arrivo di altri Zielinski, Diawara, Milik ma anche Rog, Ounas e Machach. E accetta anche l’idea di doverli far giocare di più, perché la richiesta della proprietà è chiara. Se firma il nuovo contratto dice di sì a tutto questo. E questo lo frena, gli fa venire più di un dubbio: lui si sente l’idolo dei tifosi, è l’uomo che tira per la giacchetta l’arbitro Gavillucci e lo intima a fare qualcosa per fermare i cori razzisti della curva della Sampdoria sennò fa ritirare la squadra. E sa che il futuro fa pagare pegno a chiunque. Senza fare sconti neppure agli idoli come lui. D’altronde sa pure che ci saranno 3 o 4 titolari che andranno via e inserire nuovi giocatori nel suo modulo richiede tempo. Anche se fossero giocatori di livello, di grande qualità. Insomma, il suo ciclo, in cuor suo, sente che è finito.
Il Mattino