De Laurentiis al CdS: “Io voglio Sarri, ho investito su di lui!”

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 De Laurentiis al CdS, un bel po’ di retro pensieri e che non possono stagnare nel conformismo, nel manierismo. Meglio infilarci tutto in quel pallone, persino qualche colorita espressione trapattoniana (dove però «strunz» non sa di nome ma d’epiteto), e maneggiarlo dialetticamente con cura, per arrivare teneramente al cuore di Sarri e invece causticamente a quello degli arbitri, della Federcalcio, del Sindaco di Napoli, pronto a reagire («parole diffamatorie, mi aspetto le sue scuse, questa è materia giudiziaria», le parole di Luigi de Magistris). Le traiettorie possono essere dolci o anche velenose, e finire ovunque si voglia.

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De Laurentiis, è banale chiederle di Sarri? 
«Io mi auguro che possa restare e in proposito nutro meno dubbi di tanti altri. Poi è chiaro che, nel caso voglia andar via, non potrò costringerlo con la forza». 

Il campionato sta finendo e il tempo, si dice, diventa tiranno.
«Ma io e Sarri abbiamo un appuntamento per la prossima settimana. Ho un sacro rispetto delle idee di un uomo che è completamente avvolto nel proprio lavoro: ora ha una partita da preparare, quella di Marassi con la Sampdoria, ma ci vedremo subito dopo. Resto molto sereno sulla vicenda: ho scelto io Sarri contro il parere di tutti, quando mi esponevano gli striscioni contro. Su di lui abbiamo investito».

Cosa ci vuole per fargli ritrovare, eventualmente, le motivazioni? 
«Noi non dobbiamo fare nulla. Maurizio ha fatto qua tre anni importanti: lui ha dato qualcosa a noi e noi qualche cosa a lui. Non credo che possa lamentarsi per la sua biografia calcistica di questo triennio. Ha costruito un modello di calcio che è stato da tutti esaltato e che qualcuno ha provato ad imitare. Gliene siamo grati e mi auguro che rimanga. Ha fatto la gavetta e dopo l’Empoli ha fatto assai bene al Napoli. Sarei felice se continuasse per cogliere assieme risultati positivi che mi immagino sempre maggiori».

I divorzi precedenti con Mazzarri e con Benitez sono due degli addebiti che le vengono mossi. 
«E non è vero che siano andati via perché in disaccordo con me. Mazzarri voleva la Juve due stagioni prima del suo addio, poi rimase. E Benitez aveva un contratto di un anno con opzione e rimase spiazzato quando io la esercitai. Però ricordo che noi vincevamo anche prima, quando gli stipendi erano inferiori di un terzo rispetto a quelli attuali. Siamo arrivati secondi con Mazzarri, certo facendo meno punti, e saremmo arrivati terzi, con Benitez anche nella sua seconda stagione, se non avessimo sbagliato qualche rigore di troppo».

C’è il rischio di uno stravolgimento del Napoli? 
«Leggo di interessamenti per chiunque dei nostri calciatori, come se dovessimo cederli, incassare un miliardo di euro e salutare. E mi sembra assurdo pensarlo. Il progetto Napoli continuerà alla grande. Alla grande». 
 
Cosa le resta di questa stagione? 
«Vediamo se vinciamo le prossime due partite e laddove ci riuscissimo, chiudendo a sei punti dalla Juve, potremmo anche dire che avevamo lo scudetto in pugno e ce lo hanno tolto, ce lo hanno levato, perché ci sono otto punti sui quali i conti non tornano. E allora diremo strunz a chi ha creato questo casino, in modo che l’anno prossimo non ricapiti, che non ci sia una applicazione impropria del Var o il comportamento discutibile degli arbitri. Bisogna avere il coraggio di dire le cose come stanno, evitando una silente connettività in questo che è il Paese più inquinato al mondo». 
 
Gli strali di una parte del pubblico verso la società non mancano. 
«Il signor De Laurentiis in questi stagioni che è stato a capo del Napoli, quel Napoli da nove anni in Europa, ha creato dei campionissimi che ci hanno invidiato. Qui qualcuno ha fatto 30 gol quando ne segnava 14. Tutte le pedine che abbiamo messo in campo e hanno avuto la loro importanza. La società è l’elemento portante in ogni attività e il produttore più importante del regista».

Ma adesso c’è un mercato da affrontare. 
«I risultati positivi non dipendono da quello che costa di più sul mercato». 

Ha annunciato un bomber da 20 gol, e il riferimento sembra a Vinicius Morais che gioca nella B portoghese: è a rischio qualcuno tra Insigne, Mertens e Callejon? 
«Ho dichiarato che abbiamo già preso un calciatore e che dobbiamo valutare se va bene o no. Ma non c’entra niente con questi tre nomi».

Il Progetto secondo De Laurentiis. 
«Una società, che è una persona giuridica, quando ha dietro di sé Aurelio De Laurentiis risulta molto personalizzata: il calcio è complesso, la palla può andare a destra o a sinistra, ci sono variabili anche esterne condizionanti che sono al limite della liceità e ancora non è stato chiarito cosa sia lecito e cosa sia invece illecito».

Il riferimento è ampio… Lo Stadio è la sua disperazione. 

«Napoli è una città complicatissima per situazioni non solo ambientali e con atteggiamenti dell’amministrazione locale discutibili. Mi sono dovuto sentir dire da Auricchio che bisogna fare i lavori da ottobre a dicembre. Ma non esiste. Hanno rinunciato ai soldi del Credito Sportivo per usare quelli delle Universiadi: poi che ne so se si sono fatti i calcoli per fare l’assist al fratello del sindaco che deve fare i suoi concerti. I lavori devono cominciare il 21 maggio. E’ facile fare il populista con la maglia. Se i lavori li facessi io, terminerei in tempo, i comunali no».

Che aria spira in Federazione?
«Sento venti di guerra che mi fanno molto temere per il calcio italiano. Qui bisogna azzerare e ciò significa mandare via tutti e ricominciare da zero. La serie A ha anche la possibilità di uscire dalla Federcalcio e stare per conto proprio. E invece è cominciata la melina delle consultazioni, nessuno vuole litigare. Bisogna avere il coraggio delle proprie azioni. Noi stiamo rifondando la serie A e loro la Federcalcio; gli arbitri non ci devono essere e non devono avere un’attitudine politica con una volontà di voto. L’arbitro dev’essere equidistante e dipendere dalla Lega e chi sbaglia per tre volte va a casa».

E’ il momento delle seconde squadre, pare. 
«Ne ho parlato a lungo nel passato ma ora c’è chi la vuole cotta e chi la vuole cruda. A me di avere una seconda squadra che giochi in serie C non interessa, mi può star bene averne una con elementi che possano essere alternati con la prima squadra, ma in B. La C è meno allenante, lì si gioca a calci e non a calcio. Bisognerebbe avere un disegno organizzativo, oppure apriamo solo la bocca».

Siete (quasi) di nuovo già a Dimaro-Folgarida, per l’ottava volta. 
«E speriamo che questa amicizia vada avanti ancora. Abbiamo un piede anche in Cina, dove ci stanno costruendo un albergo a 12 piani e uno stadio da 60mila posti, ma eventualmente lì, quando saranno pronti, faremo la prima fase del ritiro. Con Dimaro-Folgarida potremmo fare un nuovo accordo quinquennale».  

Ci annunci l’estate delle amichevoli...
«Per il 4 agosto ci siamo assicurati una prima vera partita importante contro il Liverpool che è una delle due finaliste di Champions League». 

Fonte: CdS

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