Marolda: “Azzurri con la coperta corta e finale ancora da capire”
L’opinione di Marolda sul CdS
“Jacob. Sì, la Juve è come Jacob, il gatto che nelle acque del Reno colò a picco con la Tjoba. Otto giorni dopo, quando la motonave olandese fu recuperata, Jacob era ancora là, vivo ed affamato, nella cabina del nostromo. Ecco, la Juve è come lui, quando sembra non avere più speranze torna a galla. E graffia. E scappa. Perché come i gatti ha sette vite, se non nove, come dicono in Irlanda, ma pure in Australia. E negli States. Oltre che su una delle due sponde di Torino, si capisce. Il Napoli no. Il Napoli ha un gioco solo, un solo disegno e quindi una vita sola. Cosicché, se affonda fa fatica a risalire. Non si salva. Però che cosa strana: sette giorni fa mette in gabbia Jacob e sette giorni dopo si fa mettere il guinzaglio dalla Fiorentina, anche – ma non solo – per la sventatezza di Koulibaly, il quale come crea così distrugge.
E allora, addio speranza di scudetto? Questo non si può, non si deve dire, ma neppure si può fare la figura dei cretini. Bisogna anche essere onesti con se stessi e gli altri: la grande festa s’allontana e lo scudetto s’avvia su strade che conosce già. Sì, l’amarezza è grande. Sfiora lo sconforto e qualcuno, al di là della infelice scelta della sostituzione di Jorginho – se ne può discutere? – dovrà pure spiegare perché il Napoli dopo aver deciso di puntare tutto sul campionato, a questo finale di stagione c’è arrivato praticamente cotto. Senza corsa e senza idee. E senza neppure la forza, la voglia di reagire. E questa, se possibile, è un’amarezza ancor più grande. Certo, sino a oggi il Napoli ha fatto grandi cose e nessuno gliele nega, ma può bastare questo per essere almeno un po’ contenti? Vedrete, ce ne saranno di approfondimenti, di analisi ora buoniste ora giustizialiste, ma quello che per ora sembra certo è che abbiano pesato parecchio la rosa più striminzita e spampanata rispetto a quella della Juve, la sua non illuminatissima gestione e certe improvvide scelte di mercato estive ed invernali. Ma non solo. Dev’esserci dell’altro se per due terzi di campionato il Napoli è stato più forte d’esperienze, storie di successi e litanie di fatturati e poi s’è perso nel finale. Dev’esserci dell’altro se per due terzi di campionato con il suo gioco bello come un merletto di Burano ha sedotto gli amici e gli avversari e poi alla fine da solo s’è stordito e imbambolato. Per favore, chi ci dice quello è successo?”