Io mi espongo: tifo Napoli per lo scudetto». Lo dice un interista doc, Sandro Mazzola. «Il Napoli lo merita e poi chiunque va bene, purché non sia la Juventus. Quindi si tifa per gli azzurri».
L’origine del male porta la data 16 aprile 1961. «Si giocava in casa loro. Stadio strapieno, tanto che molti tifosi invasero il campo sullo 0-0. Gara prima sospesa e poi data vinta a noi a tavolino. La Caf annullò la decisione della Lega e ordinò la ripetizione della partita (il presidente federale era Umberto Agnelli, ndr). E allora il nostro presidente Angelo Moratti diede ordine di schierare la formazione Primavera».
Finì 9-1, sei reti di Sivori, l’ultima di Boniperti con la Juve e un solo sorriso interista: il debutto in serie A e il gol su rigore di un allora giovanissimo Sandro Mazzola. «Che ingiustizia, ragazzi. Sì, proprio da quella volta noi e i bianconeri diventammo nemici acerrimi. Ero a scuola, quel giorno avevo l’esame: o promosso o rimandato. Iniziai bene e il professore di matematica al quale suggerivo la schedina del Totocalcio, mi fece uscire prima per permettermi di scendere in campo. Ma di quella domenica ricordo altri due episodi».
Quali? «Vidi piombarmi addosso quel gigante di Charles, allungai il piede e non so come gli feci tunnel. Andai a scusarmi e lui sorrise. E poi giocava con noi un mio amico, un certo Morosi che s’incollò a Sivori. Si gasava perché all’inizio Omar non prendeva palla, mi diceva: adesso mi faranno sindaco del Paese. Poi Sivori decise di giocare e andò a segno sei volte».
Erano le due potenze industriali del nord contro, Agnelli contro Moratti, i due club non hanno mai smesso di litigare e dopo quasi quarant’anni ecco un altro colpo di coda juventino, anzi un colpo di mano, quello del 26 aprile ’98. «Beh, il fallo da rigore di Iuliano su Ronaldo ha fatto storia. I tempi erano cambiati, nel senso che la tecnologia aveva fatto passi da gigante: televisioni e moviole fecero il giro del mondo, tutti videro l’unica cosa che c’era da vedere».
A seguire Calciopoli, le accuse reciproche, una rivalità senza fine. Adesso i nerazzurri hanno la possibilità di sgambettare i rivali, fare un bel passo verso la Champions e indirizzare lo scudetto verso Napoli. «Ho visto la squadra di Sarri contro l’Inter a San Siro, poteva vincere, ha mostrato un gioco e un tasso tecnico superiore a quello di Spalletti. La sconfitta con la Roma ha disorientato gli azzurri per qualche settimana ma il loro grande merito è stato quello di non mollare e di crederci sempre. Che sarebbe stato il campionato italiano senza il Napoli quest’anno?».
La vittoria di Torino può avere l’effetto della spallata decisiva? «Me lo auguro di cuore. Poco alla volta si sta ritrovando bellezza, fertilità offensiva e grande attenzione in fase difensiva con l’aiuto del centrocampo. La sfida dello Stadium ha lanciato segnali chiarissimi: ha confermato innanzitutto che a livello di gioco e di spettacolarità contro questo Napoli non ce n’è per nessuno, e io sono tra quelli affascinati dal lavoro che ha saputo creare Sarri all’interno del gruppo. Veder giocare il Napoli è un piacere straordinario».
Però i bianconeri sono ancora avanti di un punto. «Credo che la Juventus abbia un grande carattere, oltre all’abitudine di vincere quasi sempre. Però nelle ultime settimane ha mostrato il fiato grosso e non so se l’esperienza potrà bastare. C’è chi gioca meglio di loro e questo alla resa dei conti potrebbe essere un fattore decisivo».
C’è qualcosa nella filosofia calcistica di Sarri che attira e coinvolge particolarmente? «Beh, il modo con il quale fa giocare il Napoli è sotto gli occhi di tutti. Quello di Sarri è un calcio autentico, i giocatori si aiutano tra di loro, i reparti sono strettissimi, c’è grande compattezza in campo e fuori, la linea difensiva si muove come un orologio. E va detto pure che ci sono grandi giocatori».
Insigne resta il preferito di Sandro Mazzola? «Certo. Vedo tutte le partite del Napoli e mi concentro su Lorenzo: io ero un po’ così, cercavo di rubare qualche trucco a quelli bravi nel dribbling e nel tiro in porta. Sta crescendo e diventerà un vero campione».
Però manca qualche titulo. «Con sacrifici e continuità arriverà pure quello».
Magari se l’Inter dà un aiutino sabato «Faremo l’impossibile».