Kalidou Koulibaly con il suo stacco potrebbe aver orientato il campionato di serie A, è decollato a 2 metri e 48 centimetri con la traversa di 2,44, vale a dire che si è alzato di 52 centimetri da terra. Andrea Capobianco tecnico napoletano della nazionale femminile di basket, già Avellino, Teramo e vice di Pianegiani con gli azzurri dribbla il paragone, «preferisco evitare», ma il gesto tecnico, tipico di quello del basket, merita una standing ovation.
Cosa ha pensato quando ha visto quello stacco? «Un gesto pazzesco, ha avuto una capacità di coordinazione fantastica. Per gli amanti dello sport è stato bellissimo vedere quel movimento».
Koulibaly nell’Nba? «Diciamo che l’aspetto più bello di fare il tecnico è quello di cercare di modulare per la propria disciplina le tipicità di altri sport. Pensate ai blocchi sui calci di punizione nel calcio, o al gioco senza palla nel basket».
E il terzo tempo per gli stacchi di testa… «Nel gesto di Koulibaly c’è tutto: il tempo giusto, la traiettoria, lo spazio da attaccare e infine lo stacco anche se nel terzo tempo classico è a un piede, in questo caso è con due come se fosse un arresto e tiro per avere più equilibrio. Il tutto nell’area piccola e in situazione di contatti. Da applausi».
Lei è un napoletano di nascita affermatosi sui parquet di tutta Italia. Un vomerese di cinquantuno anni, molisano d’adozione. «Arrivavo al Mario Argento da Venafro. Ricordo la Simac Milano di Mike D’Antoni, e non c’era spazio neanche per uno spillo, dopo la promozione in A1, e giocatori eccezionali che hanno contribuito a far amare la pallacanestro».
E il suo rapporto con il calcio? «Sono appassionato del Napoli, ovviamente, ma mica da ora, dai tempi bui, da quando il Napoli non lottava nemmeno per le zone alte della classifica. Se vincesse lo scudetto sarebbe fantastico».
Frequentatore dello stadio? «Quando posso sì. L’ultima volta sono venuto in Champions. Abbiamo vinto. Quindi sarei tranquillo se dovessi ritornarci. In passato, poi, ho avuto modo di visitare Castel Volturno e conoscere sia Benitez che Sarri. Cercare di migliorarsi quotidianamente è alla base del nostro essere allenatori oltre che persone».
E dell’incontro con Sarri cosa ricorda? «Non abbiamo avuto modo di parlare tantissimo ma mi colpì l’attenzione maniacale nei dettagli. Ed è una cosa fondamentale, la base per il mio lavoro. Ad alti livelli la differenza la fa proprio la cura del dettaglio che permette di migliorare e crescere nel proprio lavoro e in quello che si vuole dalla squadra».
Se il calcio ha rubato i blocchi dal basket, lei da cosa è rimasto impressionato nel gioco di Sarri? «Il movimento senza palla. È un aspetto importantissimo anche per la pallacanestro. I passaggi, il fraseggio, il possesso palla è dovuto prima di tutto alla capacità del giocatore senza palla di mettersi in visione rispetto al portatore. È una cosa stupenda del gioco di Sarri».
Insomma lei Koulibaly al mondo del basket lo consiglierebbe? «Il gesto che ha fatto a Torino, la fluidità, l’agilità, la potenza, appartengono alla pallacanestro. Ci sono tanti giocatori che potrebbero essere paragonati, ma preferisco evitare di fare paragoni».
Fonte: Il Mattino