Per la vittoria di Torino, a Napoli ride anche un leone. Incredibile. Il leone abita in via Manzoni, casa panoramica e vista sul San Paolo. Il leone, naturalmente, è Luis Vinicio. «Non sai come sono contento. Sto ridendo dalla sera della partita».
Ma come? Stai ridendo? «Proprio così. Il Napoli batte la Juve a Torino e io rido».
Non ti sembra di esagerare? «Col telefonino ho inviato l’immagine del gol di Koulibaly a tutti i miei ragazzi del 1975, a Juliano, Bruscolotti, Pogliana, a Carmignani, a Esposito, a Braglia, a tutti. Non l’ho mandata a Clerici perché non so il suo nuovo indirizzo».
Sei diventato un ultrà. «Ringrazio i ragazzi di oggi che hanno vendicato il mio Napoli che non fu fortunato a Torino nella prima sfida-scudetto con i bianconeri».
Ma è una cosa di più di quarant’anni fa! «Quella partita ce l’ho ancora nel cuore e mi fa male».
Addirittura. «Beh, tu forse non sai che io, dopo quella partita a Torino, stavo per morire».
Leone, adesso fai il melodrammatico. «Un accidenti. Stavo proprio morendo».
La Juve e quel gol di Altafini ti avevano prodotto un travaso di bile? «Ti dico questo. Io avevo avuto un gran dolore a un’anca e i medici mi avevano riempito di cortisone. Dopo la partita, rientrando a Napoli da Torino, mi si gonfia tutto il corpo. Le dita, le braccia, il volto, le gambe. Stavo diventando un pallone».
Mostruoso, Luis! «Allora abitavo in via Orazio 205. Quando arrivai a casa trovai dieci medici. Li aveva chiamati Flora».
Flora, la leonessa. Ti ha salvato anche la vita. «I medici mi fanno una puntura dietro l’altra, ma erano siringhe spaventose di dieci, venti centimetri».
Una cura da cavallo più che da leone. «Insomma, io quasi quasi me ne stavo andando».
Non te ne sei andato e ora ti godi questa vittoria del Napoli a Torino. «Godo è dire poco».
Ma come andò quel gol di core ngrato? «Con Juliano avevamo pareggiato nella ripresa il gol di Causio e stavamo dominando».
Dominando, va bene, ma la Juve colpì la traversa sulla punizione dal limite di Capello. «Un episodio isolato. Noi stavamo mettendo alle corde la Juve di Gentile, Scirea, Causio, Bettega, Furino, Damiani, Capello. Li stavamo facendo ballare. Massa era incontenibile. Si mangiò quattro bianconeri e passò a Juliano la palla del pareggio. Poi Zoff dovette uscirgli tra i piedi per evitare che segnasse. E ancora Zoff volò nel sette’ per deviare in corner il secondo tiro di Juliano».
E, invece, alla fine ballò la Juve. «Andammo a Torino che non perdevamo da dieci partite. Eravamo sicuri di vincere. Avremmo raggiunto la Juve in testa alla classifica. Lottavamo per lo scudetto».
Rimaneste secondi. «A un quarto d’ora dalla fine entrò Altafini. Quando mancavano due minuti, corner per loro. Lo batte Causio, Carmignani esce male a mezza altezza contro il muro di attaccanti e difensori a centro-area mancando la palla. Cuccureddu, libero, batte e prende il palo destro della nostra porta. La palla rimbalza dall’altro lato spiazzando tutti e Altafini segnò sul secondo palo».
Poi ti gonfiasti. «Va bene, tu vuoi sempre scherzare».
Ma è tempo di scherzi, guarda che scherzo magnifico ha fatto il Napoli alla Juve. «Bravi, ragazzi».
Ma tu ce l’hai con la Juventus? «Vuoi sapere la verità? Non te la dico».
Allora ce l’hai con la Juve. «Madonna mia!».
Luis dice sempre così, mettendosi la testa fra le mani, quando sta per raccontare le cose segrete del pallone. «Quante te ne ho raccontate dei miei tempi?». «Sono cose che non si possono scrivere».
Il leone si arruffa come fa quando la rabbia gli sale sulla criniera che ora non ha più. Si arruffa, indurisce il viso, spalanca gli occhi, agita le mani. Insomma, sta per sbottare, ma si trattiene.
Ma la Juve che cosa avrà fatto mai al leone di via Manzoni? «Vinizius, stai buono» interviene donna Flora.
Il Mattino