Il Mattino – Se la Juve torna a rivedere le streghe!
Se la Juve torna a rivedere le streghe!
«Nel calcio non si può mai dire che è finita. Può succedere di tutto, può sempre cambiare tutto». E bravo Allegri. Bravo, per quanto ci possa costare fargli un complimento: non avrebbe potuto trovare parole migliori per riscuotere l’ambiente e suonare la carica verso il Bernabeu, dopo i tre ceffoni rimediati martedì sera dal Real Madrid. E pazienza se per una volta ci troviamo d’accordo, visto che il concetto, come è ormai arcinoto, ci gira in testa da quella sciagurata partita con la Roma, e ce lo mettiamo accanto ogni volta che sentiamo il bisogno di consolarci un po’. Il fatto è che se ci credono loro, che non è ancora troppo tardi, con quel passivo così pesante a cui rimediare tra dieci giorni in terra straniera, allora facciamo benissimo a continuare a crederci anche noi, a quel nostro obiettivo che per intenderci e per il momento chiameremo testa della classifica. E si capisce meglio anche perché devono continuare a crederci, dal loro punto di vista, pure i tifosi del Benevento, che pure qualche motivo per essere rassegnati potrebbero avercelo. Ma niente, ogni volta c’è una ragione nuova per ripartire e per riprovarci. Che sia la semifinale Champions o la salvezza, oppure un triangolino da cucire sulla maglietta, benvenuti a bordo, benvenuti in questo labirinto di speranze e desideri che il destino si diverte ogni volta ad aggrovigliare. Benvenuti a un incrocio fatale, la partita Benevento-Juventus, che in condizioni normali verrebbe archiviata addirittura prima del fischio d’inizio. Ma che invece si colora oggi di suggestioni imprevedibili, alle quali noi napoletani non possiamo non guardare, se non come rivolte a nostro favore. E non per la solita storia di Davide contro Golia, che pure ci sta bene ma è un po’ deja vu. E neanche ci possiamo sempre attaccare alla vicenda delle Forche caudine, anche se non possiamo nascondere che dopo duemilatrecento anni circa sarebbe pure venuta l’ora di togliere questa benedetta onta dalle spalle dei poveri romani e di fargli fare un giro pure ai non colorati, giusto per vedere l’effetto che fa. Ma è questa cosa dei tre gol rifilati mercoledì al Verona, a rimettere tutto in discussione. Tre gol realizzati, tutti in una stessa partita contro uno stesso avversario, roba che i poveri tifosi giallorossi non vedevano dai tempi della B. E che hanno riacceso entusiasmo e ringalluzzito aspettative, vuoi vedere che qualcosa ancora a questo campionato possiamo ancora dire? Vuoi vedere che il prossimo che viene qui, per blasonato che sia, lo facciamo soffrire? Autostima alle stelle, proprio poche ore dopo che un altro tre a zero aveva scaraventato un’altra autostima sotto livelli da allarme rosso, tanto da far pronunciare all’allenatore, oltre a quella originalissima frase sulla palla che è rotonda e tutto può succedere, anche un altro slogan, addirittura mutuato alla nostra sfortunata tradizione: siamo feriti, ma non morti.
Insomma in casa non colorata c’è inquietudine, in quella dipinta con i colori del sole ritrovata passione. E così si ricomincia da tre: che non significa pretendere un (forse) impossibile bis dalla squadra di De Zerbi, ma anche soltanto immaginare un interessantissimo pareggio, in pratica un altro risultato positivo dopo le troppe, non sempre meritate batoste. Ricominciamo da tre, che in questo weekend calcistico siamo noi, i nostri cugini e gli intrusi in arrivo da Torino. E che soprattutto è il numero perfetto: roba da cabala, cioè da streghe (a proposito, il titolo «Tremate, le streghe son tornate» è un po’ scontato, è vero, ma sempre efficace. Non escludiamo di utilizzarlo, domani).
Fonte: Il Mattino