Il Napoli non si sottrae alla settimana di passione e la mette in campo tutta. Solo che, invece di arrivare alla Resurrezione, si ferma alla via crucis…
Ciccio Marolda e la sua “opinione” sul CdS:
“Niente da fare. Abbiamo scherzato e lo scherzo è stato amaro. Il Napoli non ha saputo sottrarsi alla liturgia della passione e, francamente, la sorpresa è stata tanta. Perché lo sapevano i giovanotti che non potevano sbagliare, che non potevano fare più peccati. Invece, proprio nel giorno del via al conto alla rovescia si sono mezzo rovesciati lasciando a metà strada tutti quanti: a metà strada tra stupore e delusione. Sì, perché era chiaro quasi a tutti che a due mesi dalla fine non sarebbe stata più questione di storie e fatturati, di nomi e di disegni, di contratti e di egoismi. Nossignori. Dal Sassuolo e poi per otto gare ancora, si sapeva che la faccenda non avrebbe più riguardato questo o quello, ma, senza fare ragionamenti da falsi scienziati del pallone, sarebbe stato affare a due. Affare tra una squadra necessariamente tutta orgoglio e geometrie da ritrovare e, dall’altra parte, una città fiera del suo desiderio di successo. Desiderio già vistosamente tracimato dagli stretti confini dello stadio. E sì che l’entusiasmo cominciava a trasferirsi dagli angoli alle piazze com’era capitato solo un paio di volte negli ultimi trent’anni. Così come s’annusava volentieri in giro la convinzione sempre più convinta che poteva essere questo davvero l’anno buono. L’anno giusto. L’anno del godimento. Poteva? Per carità, tutto può ancora capitare, l’esperienza insegna che quando c’è di mezzo un pallone non c’è mai niente di già scritto, ma è evidente che da questa sfida col Sassuolo il popolo del tifo s’aspettava la legittimazione d’ogni cosa. D’ogni legittima speranza. S’aspettava! Perché, a prescindere da ogni altro risultato di giornata, con questo pari i progetti azzurri si sono complicati e, innegabilmente e con tutto il rispetto per il resto della bella compagnia, sarebbe bruciante delusione arrivare secondi in un campionato praticamente a due pur considerando il nome, la forza, il portafoglio di quell’unico avversario. Come dire: il proprio destino (forse) e anche quello del campionato (forse) messo in discussione in un sabato diventato triste all’improvviso. Perché tornare a casa con un solo punto è una tristezza. Di più: una mezza disperazione. E invece, in coda a una fantastica stagione, era bello pensare che in certe occasioni, in certi momenti di stanchezza, cuore e geometrie possono – avrebbero potuto – anche più dell’opportunismo e del calcio racchio. Ma è così?”