L’intervista – P. Cannavaro: “Sarà un’estate di…cambiamenti. E’ una tragedia essere doppio ex”

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Cannavaro è l’ex ragazzo della Loggetta ha lo stesso entusiasmo e il senso di meraviglia per la Cina dell’esploratore veneziano. «È un modello di calcio che può essere preso da esempio: le squadre in campionato hanno l’obbligo di schierare tre under 23, potrebbero prendere chi gli pare ma hanno imposto l’obbligo dei tre stranieri. Insomma, c’è una idea, la voglia di far crescere anche culturalmente il movimento, una grande cultura del lavoro. Da noi non è così. Da noi non c’è alcuna voglia di rischiare».
In che senso?
«I dirigenti che hanno tra le mani le sorti dello sport più amato di tutti dovrebbero essere chiari: per i tre o quattro anni non vinceremo nulla. Faremo solo figuracce ma andremo avanti con le nostre idee, i nostri giovani, il nostro progetto. Come ha fatto la Germania e prima ancora la Francia. Il punto è che non mi pare che in Italia ci sia un progetto».
Lei oggi non è solo doppio ex, ma anche doppio ex capitano sia del Sassuolo che del Napoli.
«Una tragedia. Meno male che con il Guangzhou dobbiamo preparare la trasferta in Thailandia di Champions asiatica, così ho un buon motivo per non vedere la gara in tv. Abbiamo giocato ieri e vinto 1-0 sul campo del Tianjin Quanjian, la ex di Fabio: qui ormai si gioca a ritmo incessante. E con Fabio il lavoro non finisce mai».
Suo fratello è il mister per lei?
«Lui vorrebbe… ma non ci riesco. Per me è Fabio».
Perché ha detto che se non vince adesso lo scudetto per il Napoli ci vorrà del tempo?
«Il calcio è fatto di cicli. E questo mi sembra alla fine. Ma per ragioni di carta di identità: Mertens, Callejon, Albiol ma anche Hamsik credo che non possano dare molto di più. Non vorrei che ci trovassimo alla vigilia di una mini-rivoluzione, come quando andò via Mazzarri e poi arrivò Benitez».
Vuol dire che lei pensa che Sarri possa lasciare?
«Non ne ho la più pallida idea. Non potrei averla se stavo a Sassuolo, figurarsi da qui. Parlare di un nuovo ciclo non vuol dire parlare di un nuovo allenatore. Vuol dire che bisogna prendere atto che bisognerà cambiare. La mia impressione è che la prossima sarà una estate di cambiamenti. E quindi poi bisognerà attendere per essere di nuovo competitivi per il titolo».
Detta così, quindi, viene un po’ d’ansia.
«È una prova straordinaria quella che attende il Napoli. Sono convinto che gli azzurri possano vincerle tutte da qui alla fine».
Ma questa Juventus?
«Per capirla meglio, sono dovuto venire qui. La mia squadra, vince il campionato cinese dal 2011. Eppure la ferocia e la motivazione che ho trovato è straordinaria. La stessa che c’è anche alla Juve».
Ha tirato le orecchie a Politano?
«No, l’ho visto pochi giorni fa quando sono stato in Italia e sono andato a trovare il mio Sassuolo. Ho detto solo che la grande ocassione arriverà di nuovo. Lì in Emilia ho un pezzo del mio cuore: i miei ragazzi che inseguono lo stesso sogno di zio Fabio e del palà che giocano nelle giovanili del Sassuolo».
Da quale allenatore ha imparato di più?
«Da quelli che mi hanno dato di meno. Sembra un paradosso ma non lo. Da loro ho imparato quello che non devo fare».
Ma il suo ct ideale chi è?
«Non mi piace far nomi. Spero che sia giovane, motivato e che non scelga la panchina dell’Italia solo perché non ha altre alternative».

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Fonte: Il Mattino

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