Bianchi: “Allenare non significa solo far giocare, ci vuole ben altro”
Quando il Sud rovesciò il potere calcistico costituito del Nord (unici «intrusi», fino a quel momento: Fiorentina, Bologna, Cagliari, Lazio e Roma), e alla cloche c’era Ottavio Bianchi, per sorvolare il caos metropolitano con i suoi ingorghi e gl’inevitabili pericoli fu necessario (anzi indispensabile) studiare la rotta ma anche la strategia contro le turbolenze, poi scendere, analizzare quel microcosmo, accomodarsi su uno scanno, immaginare che fosse un lettino e trasformarsi in uno psicologo. «Fare l’allenatore pure questo è, altrimenti sarebbe giusto e sacrosanto cambiare mestiere e andare a lavorare dove si timbra un cartellino. Di questo è ben consapevole Sarri, che dimostra di avere le idee chiare in materia, e chi pensa che dietro una battuta ci sia uno sprovveduto o un polemista fine a se stesso, non ci ha capito granché e non ha letto, né tantomeno studiato, i Pesaola, i Rocco, i Maestri di quei giorni. La gestione delle situazioni passa attraverso la capacità di ammorbidire le tensioni o di distrarre la tensione e un tecnico queste vicende le conosce e tenta di domarle secondo uno stile personale. Ora si parla di capacità dialettica, di comunicazione, di gestione mediatica: e perché prima cos’era?».
Fonte: CdS