Un campionato l’ha già vinto quasi senza accorgersene. Quello con una data di inizio e fine diversa: 8 gennaio 2017 – 30 dicembre scorso. Nel torneo che chiamerei “solare” – naturale l’omaggio a Napoli – dice Ivan Zazzaroni – ha conquistato 99 punti perdendo solo due volte.
Il titolo virtuale conta nulla ma dice tanto: afferma il valore di una continuità cercata, trovata e a lungo mantenuta. Il Napoli non ha aumentato i punti di forza, ha però ridotto quelli di debolezza, se si considera che pur avendo perso il confronto diretto, oltretutto in casa, si ritrova ancora primo. La crescita è mentale. Il Napoli di Sarri è l’anomalia della Serie A, non è sempre bellissimo, questo va detto, e ogni volta che porta a casa i tre punti senza incantare viene puntualmente ridimensionato dai tifosi della concorrente diretta. Giorni fa un allenatore di Serie A del quale non posso fare il nome – se lo tradissi mi inseguirebbe col forcone – confidava che è più complicato affrontare il Napoli della Juve, «perché, prima cosa, non ti fanno uscire» chiariva «e poi hanno un palleggio che può essere rapido ma anche lento e disturbante; se li aspetti una volta che ti hanno colpito sei morto; se provi a giocare e concedi spazio ti puniscono». Oltre al gioco, ha un peso notevole la strategia del tecnico condivisa dal gruppo: considerate la possibilità di puntare allo scudetto e l’indispensabilità di alcuni elementi (in ordine d’importanza Insigne, Mertens, Koulibaly, Albiol, Callejon, Hamsik, Hysaj, Jorginho, Zielinski è la variabile) dopo l’uscita dalla Champions Sarri ha fatto scelte discutibili – e immancabilmente discusse – ma conservative sia in coppa Italia sia in Europa League. Si è assunto tutti i rischi del caso: solo a Lipsia, dopo aver capito che l’1-3 dell’andata aveva lasciato delle scorie sull’umore della truppa e confortato dal fatto che il posticipo col Cagliari era (è) di lunedì sera, ha rimescolato le carte, vinto con merito e recuperato entusiasmo e fiducia.
Altra sottolineatura importante. In passato il Napoli perdeva molti punti con le piccole, anche al San Paolo,oggi questo non accade più. Inoltre, in attesa di ritrovare Milik, Sarri ha recuperato Callejòn e ricevuto risposte molto positive da Zielinski. Manca ancora il miglior Hamsik, portatore sano di equilibrio tattico e gol: proprio lo slovacco potrebbe essere la chiave di volta delle ultime 13 giornate. La Juve è la più forte, ha più qualità individuali e una superiore esperienza, ma da qui a fine maggio l’ostacolo più serio del Napoli è rappresentato da infortuni e squalifiche. Sono convinto che Sarri, giunto soltanto a 57 anni alla guida di una big, alla perizia nel lavoro sul campo abbia anche aggiunto una discreta capacità di selezione in senso lato. La esprime alla sua maniera. Il Napoli vincerà questo scudetto; se non accadrà, sarà la Serie A ad aver vinto con questo Napoli.
Fonte: CdS