L’ex arbitro Iannone sul Roma fa chiarezza sui due falli di mano

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Antonio Iannone fa chiarezza: «Il fallo di mano di Bernardeschi, netto, è differente dall’episodio di Mertens»

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 «Rigore a Cagliari, a Crotone no»
Polemiche: tante, prevedibili, da ogni dove. La sfida tra Cagliari e Juve ha scatenato la rabbia degli appassionati di calcio, delusi per gli errori arbitrali che hanno inevitabilmente condizionato la partita. Due gli istanti decisivi: il gol di Bernardeschi, viziato da un precedente fallo di Benatia su Pavoletti, e poi il tocco di mano dello stesso Bernardeschi in area della Juve a dieci minuti circa dal fischio finale.

«Ma sono due episodi diversi», spiega l’ex arbitro Antonio Iannone, che fornisce ulteriori dettagli per completare l’analisi di un match in cui s’è discusso poco di calcio e molto di tutt’altro.

 Iannone, perché sono due episodi diversi? «C’è da fare chiarezza: sul vantaggio della Juve il VAR non può essere applicato. In quel caso è l’arbitro a poter valutare. Il direttore di gara avrà considerato regolare il contatto tra Benatia e Pavoletti, nonostante il braccio sia evidentemente largo, dunque meritevole di sanzione. Diverso è il caso del rigore contestato per fallo di mano di Bernardeschi. L’arbitro ha ritenuto non necessario rivedere le immagini ed ha sbagliato: il rigore è netto e il tocco evidente, oltre che volontario».

 Molti associano il tocco di Bernardeschi a quello di Mertens contro il Crotone: sono due episodi uguali? «Assolutamente no, sono due episodi diversi per le dinamiche di gioco. Quello di Bernardeschi è un tocco evidente, quello di Mertens andrebbe rivisto più volte prima di poter dare un giudizio definitivo. Ripeto, sono episodi diversi anche per come si sono svolte le azioni, per come nascono prima di svilupparsi nell’episodio incriminato».

 Prima di Cagliari-Juve s’è parlato tanto del gol di Koulibaly contro il Verona: c’è carica al portiere, oppure no? «La rete è regolare perché Koulibaly contrasta il portiere che non è in possesso della palla. Nicolas è in ritardo sulla giocata mentre il difensore è bravissimo a staccare di testa. In quella circostanza c’è il “silent check” che convalida implicitamente la rete. In caso di carica al portiere, l’arbitro avrebbe rivisto l’immagine. Ma, ripeto, la rete è assolutamente regolare. Anche a velocità normale la percezione era quella».

Come fare, in chiusura, per ridurre il numero di errori e, conseguentemente, anche le polemiche? «Inizialmente si faceva un eccessivo uso dell’applicazione del protocollo. Col tempo, invece, gli arbitri hanno deciso di limitare l’utilizzo del VAR per ridurre le interruzioni di gioco. Ad oggi, statistiche alla mano, il risultato è positivo, ma è chiaro che la domanda sia una sola: da dove partiamo e dove vogliamo arrivare? Il VAR è una novità assoluta, siamo in una fase sperimentale, ci vuole pazienza. Ovviamente ci sono situazioni che vanno migliorate per evitare possano esserci questi tipi di errori così gravi».

Fonte: Il Roma

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