Napoli/Verona visto, rivisto e rivisitato da Vincenzo De Lillo.
Per la prima giornata del girone di ritorno, al San Paolo si presenta il Verona, che, all’andata, con una prestazione sontuosa, visti i valori in campo, riuscì a strappare un dignitoso 1-3.
Cornice di pubblico importante e delle grandi occasioni con presenze che raggiungono quasi i 40000 spettatori.
Cifre così alte di persone assiepate in un solo luogo non si vedevano da un concerto di Gigione o da uno studio medico specialistico quando devi fare una visita ed hai fretta.
Proprio per dar soddisfazione ai numerosi presenti, gli azzurri si buttano subito all’arrembaggio lasciando ai gialloblù solo la possibilità di battere diversi calci dal fondo e qualche fallo laterale.
Che per quanto siano ben battuti, sono comunque troppo poco pericolosi, così da dare al buon Reina il tempo di dedicarsi alle cose sue per i primi 45′.
Qualche parata di Nicolas; qualche ca**ata azzurra; un palo; qualche estemporaneo chite****** urlato a un paio di azzurri distratti; un goal divorato da Insigne in un sciagurata versione Michu e il primo tempo finisce incredibilmente 0-0.
Avremmo meritato di chiudere in vantaggio ma il calcio non sempre premia i migliori, direbbero quelli bravi.
Io, che bravo non sono, urlo improperi misti alla sorte, a Mertens e Insigne, rei, a mio avviso, di aver graziato gli ospiti.
La seconda parte del match inizia esattamente come la prima, con i nostri che puntano al bersaglio grosso con il solito gioco avvolgente che ha il merito di “arravogliare” il Verona alla sua area di rigore ancor più della prima frazione di gioco ma ancora una volta, tra imprecisione e, siamo onesti, un gran deretano degli ospiti, salvati pure da un clamoroso palo di Insigne (sempre posseduto dallo spirito di Michu…) il pallone non vuol saperne di entrare.
Non è possibile, una partita stregata, una di quelle che tante volte abbiamo visto in passato e che ci lasciarono con le unghie consumate e doloranti e un paio di crocette al fegato.
Per il mio noto pessimismo inizio a credere che il fato abbia decretato per questa partita uno scialbo pareggio anche se il Napoli insiste nell’attaccare.
Così, all’intrasatta, per lo meno per me, l’imponderabile.
Minuto 66 , calcio d’angolo: Koulibaly salta a una trentina di cm da Nicolas e sotto gli occhi del portiere e del difensore più vicino mette la palla in rete.
Goal!
A nulla servono le proteste di un indemoniato Pecchia, del portiere che accusa un fallo enorme di Kalidou (Ehm…) su un difensore veronese che forse ammiccando conferma la cosa, e dei tifosi veronesi tutti.
L’arbitro e le immagini danno ragione al senegalese, siamo in vantaggio.
Meritatamente e finalmente.
Resta solo il mio pessimismo a dare coraggio al Verona e ai tifosi delle altre squadre che attendono un nostro passo falso ( TIE’!!)… ma oggi non è una di quelle occasioni da fegato amaro su citato, il Napoli continua a non subire tiri in porta e anzi, con Callejon, servito da un assist fenomenale e brevettato di Insigne, raddoppia.
Liberazione, partita chiusa.
Con la vittoria in tasca il saggio Sarri decide di dare riposo allo stoico Albiol, restato in campo per tutto il secondo tempo seppur infortunato, e far giocare Maximovic, scommettendo sul fatto che, in vantaggio di due reti e con soli 6 minuti ancora da giocare, la sua presenza non avrebbe potuto creare nessun problema.
Scommessa vinta, il serbo non fa nulla per attirare pomodori o ortaggi in genere, vinciamo la partita 2-0, restando ancora primi in classifica… ad un punto solo dagli innominabili che vinceranno un po’ così a Cagliari, dimostrando che la VAR è studiata proprio per raddoppiare polemiche, insulti agli arbitri e agli juventini tutti.
Rallegriamoci però del fatto che abbiamo giocato benino, non abbiamo rischiato nulla o giù di lì e che abbiamo allungato ulteriormente su Roma e Inter. Una buona Befana quindi, che ci porta dolci, soddisfazioni, e speriamo pure qualche giocatore importante, visto l’imminente inizio del calciomercato, che, per un mesetto circa, occuperà i pensieri e i sogni di tutti i tifosi azzurri.
Me compreso ovviamente.
A me, per ora, va bene così.