Sembrava una sorta di maledizione, poi è arrivato…quel gol tanto aspettato. Marek, 115 come Diego e chi lo ha allenato, come Edy Reja non può che essere contento per lui: «Quando ha fatto il gol ho visto proprio il viso e la gratificazione per quel che ha raggiunto», racconta il tecnico friulano, suo primo allenatore a Napoli. «Gli faccio i miei complimenti con tutto l’affetto che ho per questo giocatore». Annate indimenticabili quelle vissute insieme. «Quando è arrivato per la prima volta, eravamo in ritiro in Austria ed era un ragazzino. Aveva il viso da bambino, ma ho visto il suo valore non appena è entrato in campo». Dal campo alla vita. «L’ho conosciuto e l’ho apprezzato come giocatore, ma soprattutto dal punto di vista morale: è un uomo vero». E per Reja si è dimostrato tale nelle scelte di vita. «Aveva detto di voler rimanere a Napoli e l’ha fatto. A differenza di altri suoi colleghi che alla prima opportunità hanno lasciato la squadra. Lui ha sposato Napoli». C’è un legame speciale con Marek. «Non abbiamo bisogno di messaggini o telefonate. Ci abbracciamo e basta quando ci troviamo. Oramai tra noi c’è un tale rapporto che non ci serve altro».
Dall’allenatore che lo ha avuto a Napoli, a uno dei primi che lo ha lanciato in Italia: Gianni De Biasi che lo ha avuto al suo secondo anno al Brescia. «Quando è arrivato era una grande promessa, e poi si è mantenuto su quegli standard. Sono contento per lui così come sono contento di averlo allenato. Sabato ho visto la partita con il Torino e mi ha impressionato. Mi piace come si è adatto al lavoro che sta facendo Sarri. Come giocatore Marek è anche leader perché è una bandiera e ha sposato la causa azzurra, e di questi tempi è cosa molto rara».
Il Mattino