Marek Hamsik scrive un pezzettino di storia. Non è Maradona, non lo ha mai detto, nessuno lo ha mai creduto, ma ha segnato 115 gol come Diego, ed è a Napoli da sempre. Di questo storico traguardo sono contenti tutti, dai tifosi alla società, a Maradona stesso, ma soprattutto gli ex compagni di squadra. Il che è tutto dire. Non se ne stupisce Manuele Blasi, con il quale ha condiviso la sua avventura in azzurro. «È un bravissimo ragazzo e sono contento che abbia raggiunto questo obiettivo. Se lo merita anche perché ogni anno va quasi sempre in doppia cifra. Quando giocavamo insieme si vedeva che sarebbe diventato un giocatore di livello assoluto». Centrocampista Blasi, centrocampista Pazienza – oggi allenatore del Pisa in serie C – che lo ricorda tanto da compagno quando da avversario. «Non conoscendo il giocatore e vedendo i gol dalla tv quando ero alla Fiorentina pensavo che lo stessero enfatizzando, poi quando l’ho visto dal vivo ho capito che non erano cose che venivano per caso. È sempre lì che ci crede e si butta su ogni pallone. Lui il gol ce l’ha nel dna». E i complimenti non potevano certo mancare. «Sono contento per il ragazzo perché è un professionista esemplare al di là delle qualità che ha. Quello centrato contro il Torino è un traguardo che si merita». Da compagno ne ha sempre studiato e apprezzato le qualità. «La sua caratteristica più incredibile è quella di saper trasformare l’azione da difensiva in offensiva con un passaggio o un solo controllo. Già in allenamento mi impressionava le facilità di calcio con entrambi i piedi. Lui il gol lo sente. Soprattutto nei primi anni, faceva molti gol sulle seconde palle perché è sempre al posto giusto e al momento gol». Chi invece ha giocato al suo fianco in attacco è Ignacio Pià. «Che giocatore fantastico. Sono contentissimo per questo record centrato da quello che per me è un monumento del Napoli. Era un ragazzino quando l’ho conosciuto, ma si vedeva il giocatore. Mi ha sempre colpito per la personalità: una cosa fuori dal normale. Un conto è far calcio a Brescia e un conto e fare calcio a Napoli e a 18 anni già faceva la differenza».
Il Mattino