Il 4-3-3 con i due esterni offensivi che si trasformano in difensori è un brevetto geniale ed efficace ed è il marchio di fabbrica del sarrismo. Il tecnico di Figline ha meditato di andare oltre, con il 4-4-2 o anche con un 4-3-1-2 per trovare ancora più forza offensiva e magari più equilibrio quando gli altri, come Allegri, affollano la mediana costringendoti spesso all’errore in appoggio.
Il limite del 4-3-3 e che se non hai le gambe per saltare l’uomo sulla fascia è inutile; così come è impossibile interpretare al meglio il 4-3-1-2 che richiede movimento continuo dei mediani. Insomma, Sarri ha in mente più di una soluzione per uscire dall’impasse tattico in cui spesso finisce. Ma sa di non avere gli uomini per poterlo fare. Magari De Laurentiis non è d’accordo, magari il presidente è convinto che gli uomini in panchina possono garantire una diversificazione nel modulo. Ed è uno dei motivi di tensione tra il patron e il suo tecnico. Almeno in partenza, Sarri non pensa mai a cambi drastici.
Finché c’era Milik, qualche variazione sul tema pure si è vista. Con la Spal, a Ferrara, il Napoli ha vinto giocando con un trequartista alle spalle delle due punte. Il problema è evidentemente legato alle poche varianti che l’allenatore del Napoli pensa di avere a disposizione. Eppure, prendiamo Giaccherini: il soldatino di Antonio Conte ha vissuto varie interpretazioni di ruolo. Col Napoli se non è alternativa a Callejon, non gioca mai. Rog pure sembrava una specie di piccolo jolly del centrocampo. Ma non è mai stato impiegato per cambi drastici al solito tema del 4-3-3.
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