Inacio Pià: “Chi vince lo Scudetto? Facile, Napoli tutta la vita”
Inacio Pià, ex calciatore del Napoli, la città partenopea la porta nel cuore. Attualmente vive in Brianza, tra Monza e Milan, e allena l‘ASD Nuova Usmate. Pià parla ai microfoni di Gianlucadimarzio.com.
“Chi vince lo Scudetto? Facile, Napoli tutta la vita”.
“Vivo una bella esperienza, è tutto nuovo per me. Sono in contatto con i bambini, parlo di calcio tutti i giorni, c’è tanto entusiasmo”.
Pià è anche procuratore, ed è nel team di gaetano Fedele. “Giro tanto, vedo molte partite di serie minori, è una strada che mi piace e voglio percorrere”.
Dai ragazzi di Usmate al “nuovo” Piá. Il figlio di Inacio gioca nelle giovanili dell’Atalanta e si sta già facendo notare. “Si diverte tanto, è una mezza punta anche se per ora non hanno il ruolo già definito. Carriera come il padre? Gli auguro anche meglio (ride ndr.)”.
A pochi chilometri da dove si allenano i ragazzi, c’è anche un altro vecchio ricordo del campionato italiano. Come racconta Piá: “Jeda è una amico, lo vedo spesso. Sono contento che riesca ancora a dare tanto a questo sport”.
Poi si parla tanto di calcio, a partire dai “vecchi” compagni di squadra che stanno facendo bene in panchina, come Massimo Carrera, ex compagno ai tempi dell’Atalanta: “Era già allenatore in campo, grande persona, mi ha aiutato tanto dentro lo spogliatoio, ero molto giovane a Bergamo ma lui è stato importante. Non era facile fare bene in Russia, spero di vederlo presto, non l’ho più sentito…”.
Poi, ovviamente, gli amici e compagni ai tempi di Napoli: “Hamsik? Un fenomeno, il più forte con cui ho giocato, aveva una personalità fuori dal normale e per giocare a Napoli bisogna averla. Cannavaro? Paolo è un amico, ci sentiamo spesso, ha dato tanto e continua a farlo”. E poi, lui. Il “Pocho” Lavezzi: “Campione assoluto, umile, quando voleva vinceva da solo le partite. Faceva tanti scherzi a Reja, che non si possono dire, era uno con cui passavi volentieri il tempo”.
Ci sono due allenatori in particolare che Piá ricorda con affetto: Donadoni e Vavassori, avuti a Napoli e Bergamo. “Donadoni è una persona leale, uno che cura i dettagli, con lui forse ho giocato il mio miglior calcio, feci quattro gol alla fine della stagione 2008-2009. Vavassori invece è stato l’allenatore che mi ha lanciato a Bergamo, il più importante per la mia crescita”.
Proprio Vavassori era l’allenatore dell’Atalanta il 2 dicembre, il giorno di Atalanta-Inter 2-4, l’esordio in Serie A di Piá, che entrò al posto di Corrado Colombo al 70esimo, in panchina nell’Inter c’era l’idolo di Inacio: “Ronaldo per noi brasiliani è il più forte di tutti, ho ancora la sua maglia a casa, un ricordo indelebile”.
Come quello del primo gol in Serie A, segnato alla Fiorentina il 27 gennaio 2002. “Partii da titolare, non avevo piu giocato un minuto dopo l’Inter, Vavassori me lo disse all’ultimo. Giocai, segnai e vinsi la statuetta di migliore in campo della Tele Più, un sogno”. Sogni, come quelli che hanno i ragazzi di Usmate. Quelli, però, non si possono insegnare, si possono solo vivere. E Inacio questo lo sa.