De Laurentiis: “Unico responsabile, Tavecchio. Bisogna chiedere i danni? In panchina ci vuole un giovane allenatore”

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Il sistema  Aurelio De Laurentiis,  lo rivolterebbe da cima a fondo. Fuori tutti, senza indulgenza: perché questa è una sofferenza Cosmica, la rappresentazione d’una tragedia (calcistico-sportiva) che riguarda l’Italia, dunque è di chiunque, e non può prevedere omissioni: «Sarebbe giusto, affinché non faccia la figura dello stupido, che Tavecchio si dimettesse. E con lui anche Uva». Fuori tutti, perché questa è una catastrofe che investe un movimento intero, lo ricaccia indietro di sessant’anni, lascia macerie e richiede un intervento immediato e massiccio che Aurelio De Laurentiis applicherebbe partendo dalla cima, mica dal fondo, rimescolando la Federazione, rinnovandola per intero, mica riverniciandola con pennellate alla facciata: «L’unico vero responsabile di questo tracollo è Tavecchio, che ha voluto tenere un allenatore bravo ma che io licenziai dopo tre mesi, quando con il Napoli eravamo ancora in serie C. Non si passa da Conte a Ventura e se non si è capaci di trattenere Conte allora si è persino colpevoli di averlo preso». È il giorno in cui intorno a sé, a De Laurentiis ma a chiunque, c’è una cappa d’insofferenza, una dolenzia interiore che però non può soffocare l’analisi lucida per rimettere il calcio al centro di un’Italia stordita, annichilita, persa in una dimensione che sembra surreale: ne sono successe, eccome, a san Siro in Italia-Svezia e scoprire il “suo” scugnizzo in panchina, oppure catapultato in un sistema contraddittorio e controproducente, ha lasciato una sensazione avvilente mentre si confessa a Sky. «Se uno sceglie di giocare con il 4-2-4 non può convocare Insigne e tenerlo là davanti, nei quattro, lui che esprime il meglio di sé in un modulo diverso, in un calcio che ne esalta le caratteristiche e lo lascia esprimere ai massimi livelli». C’è un disorientamento collettivo, è una sorta di disperazione nazionale: poi si dirà ch’è il calcio, in fine dei conti è un gioco, ma qui sono in gioco anche le emozioni di massa. «E aggiungo: in questa maniera si fa un danno non solo al Napoli ma a qualsiasi altro club, perché in tal modo quella che dovrebbe essere una vetrina espositiva viene trasformata in una esibizione negativa: chi guarda partite del genere in maniera superficiale finirebbe per credere che i nostri calciatori valgano meno di quello che si dica. E allora, cosa dovremmo fare, citare per danni la Federazione?». Però c’è un domani, bisogna ricostruirselo: «Io metterei un giovane di trentacinque anni, in panchina». E ammasserebbe il passato in soffitta: «Anche il Coni avrebbe potuto fare altro, intervenire. E comunque, Tavecchio e Uva dovrebbero dimettersi». 

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Fonte: CdS

 

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