Sua Maestà, il Re di Spagna in Italia: quattro anni per sfidare la Storia

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Sua Maestà, il Re di Spagna in Italia: quattro anni (e qualche mese) per sfidare la Storia, sentirla praticamente sfilare al fianco, andarla a rileggere, assaporarla e poi ricostruirla a modo suo, in stile José Maria Callejon, l’ultimo imperatore capace di andare oltre, di scalzare dal trono Luisito Suarez, di lasciarsi alle spalle, distante, Joaquin Peirò, di risistemare le classifiche e, ormai, pure le gerarchie statistiche. Un’ala divenuta attaccante, un «fenomeno» che fa tutto e lo fa bene, l’esterno di destra o quello di sinistra, a tratti la seconda punta e quando è stato necessario persino l’esterno basso di destra. Quattro anni e dodici partite in campionato, per scoprire d’avere in sé tante varie qualità, tra cui quelle del bomber, per approdare (di nuovo) in Nazionale ed intravedere la possibilità di arrivare al Mondiale, per avvertire l’emozione delle duecentoventicinque (eh sì, 225) gare con il Napoli ed essere parte centrale d’un progetto, per issarsi tra gli eletti, dove forse nessuno avrebbe osato sospettare potesse arrivare, neanché José Maria Callejon in persona: sua Maestà, il re di Spagna (del gol) in Italia.

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CdS

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